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Elon Musk, lo studio che lo inchioda: miliardi di visualizzazioni per le sue fake news
Le informazioni false o fuorvianti sulle elezioni americane diffuse da Elon Musk su X hanno accumulato più di 1,2 miliardi di visualizzazioni solo quest’anno. I dati sono stati rilevati da una Ong, che ha messo in evidenzia l’influenza del sostegno del miliardario proprietario del social network, sulla campagna di Donald Trump. Il Centro per la lotta all’odio digitale (CCDH) ha identificato 50 post che parlano delle elezioni pubblicati da gennaio da Elon Musk e identificati dagli specialisti della disinformazione come falsi o fuorvianti. Il patron di Tesla è stato anche aspramente criticato per aver diffuso a fine luglio un video manipolato della vicepresidente americana e candidata democratica Kamala Harris, con milioni di visualizzazioni, che ha poi presentato come «satira». Questi messaggi non mostrano le solite «note» sotto i post - create dagli utenti per contestualizzare messaggi discutibili o errati - uno strumento promosso da X per combattere la disinformazione.
«Elon Musk abusa della sua posizione di potere come proprietario di un social network politicamente influente per seminare disinformazione che genera dissenso e sfiducia», ha affermato Imran Ahmed, direttore del CCDH, «La mancanza di note su questi post dimostra che la sua azienda purtroppo non riesce a tenere a freno gli incitamenti guidati dagli algoritmi che possono portare alla violenza nel mondo reale», ha aggiunto. Secondo l’avvocato Nora Benavidez, Elon Musk «si comporta come se fosse irreprensibile nonostante un crescente numero di prove sul ruolo dannoso che svolge nell’alimentare la disinformazione e le divisioni prima delle elezioni». «Poiché il suo comportamento sfiora l’interferenza nelle elezioni, spetta ad altri, il pubblico, i regolatori e gli inserzionisti, ritenerlo responsabile del suo atteggiamento antidemocratico», ha detto all’AFP il funzionario della Free Press.
X, che non ha risposto alle richieste dell’AFP, ha ampiamente ridotto i suoi team di moderazione dei contenuti, precedentemente responsabili della lotta alla disinformazione, e ha allentato la sua regolamentazione, diventando secondo gli esperti un rifugio per informazioni false. Anche il suo chatbot, Grok, è accusato di diffondere informazioni false sulle elezioni americane.