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Patrick Zaki, gli insulti agli ebrei e il silenzio della sinistra: "Dio maledica..."

La gratitudine è non solo la più grande delle virtù, ma la madre di tutte le altre. La massima resa immortale dalla sontuosa mente di Cicerone racchiude un concetto profondo, ma palpabile che, evidentemente, Patrick Zaki non sembra conoscere. In un solo tweet, il novello paladino della sinistra nostrana è riuscito nell’arduo compito di usare parole orrende nei confronti di uno Stato amico dell’Italia, Israele, e, al tempo stesso, avverse alla nazione che lo ha prima salvato e poi adottato.

«Una bambina palestinese viene bruciata viva dopo un attacco aereo israeliano su un edificio che ospita civili sfollati.
Tutto ciò che sua madre può fare è stare seduta lì e guardare, che Dio maledica la loro specie demoniaca questo sarà in prima pagina sui giornali italiani?? No perché non è ucraina o israeliana, è solo una povera bambina palestinese come 15.000 bambini sono stati uccisi negli ultimi 300 giorni».

 

Al commento è stato allegato anche un video, nel quale si vede una signora disperata mentre guarda un’abitazione distrutta dalle fiamme. Sono molte le osservazioni sul post del giovane egiziano. Come viene fatto notare da numerosi utenti (che hanno commentato su X lo scioccante cinguettio) nel girato si vede la disperazione della donna. Ma non vi è traccia della bambina. «Che Dio maledica la loro specie demoniaca? Sembra di leggere la biografia di Himmler», scrive Ernesto. Del medesimo avviso anche Cinzia: «A chi ti riferisci quando scrivi che Dio maledica la loro specie demoniaca? Risposta chiara. Che non arriverà Patrick Zaki Detenuto a Il Cairo dal 7 febbraio 2020 all’8 dicembre 2021. Fu arrestato al suo rientro dall’Italia, dove frequentava l’Università di Bologna. Era uno studente Zaki venne arrestato dalle autorità egiziane subito dopo essere atterrato all'aeroporto del Cairo. La detenzione è stata sospesa e il 18 luglio 2023 è stato condannato a 3 anni Grazie all’impegno del ministro degli Esteri Antonio Tajani il presidente Al-Sisi lo ha graziato mai». Scontato, ma doveroso ricordare come nessun esponente della sinistra italiana abbia preso le distanze da chi addita Israele come una «razza demoniaca».

 

Lo scorso 25 luglio il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella prima e, successivamente, il Premier Giorgia Meloni, hanno incontrato a Roma il presidente israeliano. In quell’occasione, Palazzo Chigi sottolineò «l’importanza di giungere al più presto a un cessate il fuoco e alla liberazione degli ostaggi, lavorando nella prospettiva di una soluzione a due Stati. L’Italia continuerà a sostenere la mediazione Usa e a portare assistenza alla popolazione civile palestinese, attraverso l’iniziativa Food for Gaza».

Eppure, anche quel giorno di fine luglio, i nipotini di Carlo Marx riuscirono a gridare allo scandalo. Convinti che la ragione sia tutta da una parte (quella palestinese) e la colpa completamente appannaggio della fazione avversa (Israele). Ma nel tweet, Patrick Zaki se la prende anche con la stampa italiana e, indirettamente, con tutta l’opinione pubblica dello Stivale: sdraiata sulle posizioni espresse dal governo di centrodestra. L’attivista egiziano Zaki deve però aver dimenticato che è stato proprio grazie all’impegno, alla determinazione e alla bontà delle relazioni internazionali dell’esecutivo conservatore se è potuto (finalmente) tornare libero. Una detenzione iniziata il 7 febbraio del 2020, terminata tre anni più tardi con la condanna a trentasei mesi di detenzione, annullata per effetto della grazia concessa il giorno successivo dal presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi. Patrick Zaki, quasi a scherno, rifiutò di volare con l’aereo di Stato messo a disposizione dalle autorità italiane. Una vicenda surreale, da paladino della sinistra radicale, che venne chiusa con un’ampia dose di buon senso dal Presidente Meloni. «Era giusto farlo, l’abbiamo fatto, lo facciamo indipendentemente da ogni altra considerazione».