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Giulia Cecchettin, il gesto del padre Gino: “Il papà di Turetta va aiutato, non accaniamoci”

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«Quello che come società tutti noi, nessuno escluso, dovremmo fare è aiutare la famiglia Turetta. Questo dovrebbe essere il nostro dovere, aiutare un uomo che sta vivendo un momento di grande difficoltà, non accanirci contro di lui». Sono parole nette, pronunciate in un’intervista al Corriere della Sera, quelle usate da Gino Cecchettin, papà di Giulia, uccisa a 22 anni, in seguito alla pubblicazione dei dialoghi in carcere tra Nicola Turetta e il figlio Filippo, arrestato proprio per l’omicidio della ragazza. 

 

 

Sulle parole di Nicola Turetta «non entro nel merito, non giudico», sottolinea Gino Cecchettin che riguardo alla diffusione di quelle dichiarazioni aggiunge: «A questo proposito vorrei dire che farle uscire a distanza di 9 mesi non ha avuto alcun senso, a mio avviso. Quando sono state pronunciate, mia figlia era appena stata uccisa e Filippo era da poco in carcere». «Accanirsi contro un papà che sta vivendo un momento di grande difficoltà è sbagliato - osserva il papà di Giulia -. Noi tutti dovremmo pensare a questa famiglia, a come aiutarla. Noi come singoli e come società dovremmo porci questo tema. Hanno un altro figlio questi genitori e devono poter andare avanti al meglio. Il nostro compito è costruire valore». Con il padre di Filippo, conclude Cecchettin, «ci sentiamo o ci scriviamo durante le feste. A Natale, a Pasqua, momenti così». Un’umanità spesso perduta.

 

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