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Bufera "intersex" sulle Olimpiadi, Meloni a Carini: "So che non mollerai"

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Appena 36 secondi. Tanto è durato il match più atteso del pugilato olimpico: l'azzurra Angela Carini ha deciso di ritirarsi nella sfida contro l'algerina Imane Khelif, l'atleta intersex di cui si parla da giorni. in un caso diplomatico-sportivo. La 25enne napoletana ha subito incassato un paio di colpi durissimi al volto: prima si è fermata per un problema al caschetto, poi ha deciso di abbandonare. "Mi ha fatto malissimo", è il labiale prima di scoppiare in lacrime e inginocchiarsi sul ring di Parigi.  L’incontro era stato preceduto da accese polemiche per l’ammissione ai Giochi della 25enne algerina non ammessa alla federazione Iba (che non fa più parte del Cio) ai mondiali di New Delhi per un livello di testosterone sopra la media, ma ammessa regolarmente dal Cio ai Giochi.

Tanta la tensione accumulata in un match uscito dai binari sportivi, "troppo pesanti" a detta dell'azzurra i colpi portati dall'atleta nordafricana, quinta alle Olimpiadi di Tokyo e arrivata in Francia con il "bisogno" di raccogliere una medaglia dopo "quasi otto anni di preparazione". "Non me la sono più sentita di combattere dopo il primo minuto. Ho iniziato a sentire un dolore forte al naso. Non è da me arrendermi - ha detto l'azzurra in lacrime subito dopo l'incontro - Io sono salita sul ring per mio padre (scomparso, ndr), se mi sono fermata l'ho fatto solo per la mia famiglia".

 

Carini evita di fare polemiche ("non sono nessuno per giudicare, se questa ragazza è qui ci sarà un motivo") limitandosi a dire di aver "sentito troppo dolore oggi", il direttore tecnico della federazione azzurra chiarisce che "qui oggi non c'è stata premeditazione" e aggiunge che la boxeur di Napoli era alle prese con una infiammazione al naso e stava prendendo antibiotici. Per come sono andate le cose "avrei preferito non salire sul ring- spiega il dt Emanuele Renzini - Ho immaginato un'altra fine per questa situazione". Anche perché la modalità della sconfitta dell'azzurra non fa che divampare ancor più la polemica.

La premier Giorgia Meloni, ospite a Casa Italia a Parigi, parla di "gara non ad armi pari" e spiega di non essere "d'accordo con la scelta del Cio, perché è un fatto che con dei livelli di testosterone nel sangue dell'atleta algerina la gara in partenza non sembra equa". In serata, all'interno dell'impianto del judo in cui la Presidente del Consiglio ha assistito al trionfo olimpico di Alice Bellandi, Meloni ha incontrato la pugile. "So che non mollerai e so che un giorno guadagnerai con sforzo e sudore quello che meriti - scrive in un post sui social - In una competizione finalmente equa". Parole che hanno rincuorato l'animo di Carini. "È stato come una mamma che incontra una figlia, si è immedesimata subito con me - racconta in una intervista al Tg1 - Mi ha detto di non mollare, vai avanti e credi nei tuoi sogni perché oggi tutto questo non dipendeva da te. Questo mi ha dato grande forza".

 

Matteo Salvini, tra i primi ad accendere la miccia sul tema, definisce la scena "davvero poco olimpica: vergogna a quei burocrati che hanno permesso un match che evidentemente non era ad armi pari". Il presidente del Senato Ignazio La Russa sottolinea che "il suo ritiro le fa onore. L'aspetto in Senato per abbracciarla". Sulla questione si esprime anche Vladimir Luxuria, che invita "a sottrarsi a questa strumentalizzazione inutile e dannosa - ha spiegato a LaPresse - Adesso correranno da Angela per renderla simbolo ed eroina nazionale, magari cercheranno di candidarla. Diventerà il simbolo martire di questa ideologia gender inesistente". In difesa di Khelif è intervenuto il comitato olimpico algerino, che denuncia in una nota "tentativi di diffamazione, basati su menzogne, del tutto ingiusti" e spiega di aver " adottato tutte le misure necessarie per proteggere la nostra campionessa, convinti che brillerà ai Giochi Olimpici". Il ritiro di Carini ha fatto notizia anche fuori dai confini italiani, tanto che J.K. Rowling, l'autrice di Harry Potter, lo ha definito "una brutale ingiustizia" nei confronti di una atleta che "si è appena vista strappare via tutto ciò per cui ha lavorato e si è allenata perché è stato permesso a un uomo di salire sul ring con lei".

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