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Case popolari ai rom, Cerno smaschera i profeti della finta integrazione: "Qual è la stortura"

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L'assegnazione di case popolari "transitorie" ai rom da parte del Comune di Milano dopo la chiusura del campo nomadi di via Bonfadini ha sollevato un vespaio di polemiche. In molti hanno visto la mossa dell'amministrazione Pd come una corsia preferenziale mentre tante famiglie in graduatoria attendono da anni il loro alloggio. Se ne parla nel corso di 4 di sera, il talk di Rete 4 in onda martedì 30 luglio. A puntare il dito contro i paladini della finta integrazione è il direttore de Il Tempo Tommaso Cerno che ricorda a tutti che se una "mamma italiana manda a rubare il figlio di 5 anni vengono i servizi sociali e il genitore ne risponde, mentre nel campo rom questo non avviene". 

 

L'illegalità è la norma, così come l'isolamento culturale. "Se una giovane rom vuole sposarsi fuori dal campo non riesce a farlo perché il patriarcato, quello vero e non quello che denuncia Elena Cecchettin, glielo impedisce", continua Cerno. "Io non ho mai visto nessuno di coloro che fanno 'integrazione' andare nei campi a contrastare  questa cultura del possesso materiale" dei figli, nonché della loro "estromissione dalla scuola" affinché "parlino come i genitori e si comportino come loro", una realtà che riguarda il 90% dei bambini rom in questo momento in Italia". Temi su cui si tace "quando si parla di uguaglianza: dategli la casa ma dategli anche la scuola, e fateli di sposare con chi vogliono - incalza Cerno -  e fateli uscire da quella cultura lì". 

 

Una cultura che "non è più quella gitana che descriveva Fabrizio De André ma una cultura di crimine", conclude il direttore. Insomma, "facciamo le cose a metà, l'uguaglianza sulla casa ma non sui genitori e sui diritti reali dei bambini. Solo quando ci fa comodo, è questa la stortura". 

 

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