Turetta, Feltri difende il padre Nicola: “Dato in pasto alla massa famelica. Quanta ipocrisia”
“Non posso fare a meno di esprimere il mio pensiero in maniera onesta, senza farmi trascinare da un moto di indignazione collettiva che sta investendo in queste ore un poveraccio che non ha commesso alcun delitto, ove conveniamo che avere un figlio che si macchia di omicidio non è un reato bensì una tragedia”. Inizia così la rubrica di Vittorio Feltri sull’edizione del 29 luglio de Il Giornale in cui questa volta si occupa delle parole di Nicola Turetta, padre di Filippo Turetta, emerse dal primo colloquio in carcere tra i due. “Qualcuno - prosegue il direttore editoriale del quotidiano - ha ceduto il contenuto dell’intercettazione a qualche giornalista, senza curarsi delle conseguenze, le quali pure potrebbero essere gravi per questi genitori, in particolare il padre, Nicola Turetta, che saranno fatti bersaglio di odio, odio che può facilmente volgere in violenza. Il materiale in questione, peraltro, non ha alcun valore investigativo e alcuna rilevanza processuale, quindi dobbiamo chiederci per quale motivo questa intercettazione sia stata pubblicata”.
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Secondo Feltri la risposta è evidente: “Perché l'opinione pubblica si indignasse e questo padre venisse dato in pasto alla massa famelica. I giornalisti talvolta assecondano i peggiori appetiti del popolo. E lo fanno in maniera spregiudicata, calpestando ogni valore e qualsiasi principio etico. Ma io non mi indigno. Non mi indigno per un padre traumatizzato, piegato dal dolore, che, dopo avere ottenuto consigli dagli psicologi su come rapportarsi al figlio, incontra quest'ultimo in galera, dopo avere temuto che si fosse suicidato, un padre che ha difficoltà ad accettare e metabolizzare che colui che ha messo al mondo, che ha visto bambino, possa avere compiuto un delitto tanto orribile, che possa avere avuto la freddezza di accoltellare un essere vivente, un essere umano, una ragazza, la sua ex ragazza, Giulia”.
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“Il signor Turetta - secondo il giornalista - non ha assolutamente giustificato la condotta del figlio. Nicola Turetta quasi cerca di persuadere se stesso, di rassicurare se stesso, non soltanto il figlio, no, non sei un assassino, non è possibile che tu lo sia. Inoltre, da buon padre ha tentato di consolare Filippo e di fargli capire che non lo abbandona. Cosa avrebbe mai dovuto dirgli per risultarvi simpatico: ‘Ammazzati, non ci vedrai mai più, ti odiamo, da oggi non sei più nostro figlio’? Quando un padre non rinnega il figlio che ha sbagliato atrocemente, ecco che vi scandalizzate. Vedo in tutto questo contraddizione e ipocrisia. Io mi indigno semmai - chiosa Feltri - per l'immoralità di chi ha diffuso e pubblicato queste intercettazioni”.
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