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Giovanni Toti si è dimesso "con una rivoltella alla tempia": Senaldi a valanga
Con una lettera depositata in mattinata, il Presidente della Regione Liguria Giovanni Toti ha formalizzato oggi le sue dimissioni, dopo 80 giorni agli arresti domiciliari nell'ambito dell'inchiesta sulla corruzione in Liguria. "Dopo tre mesi dall'inizio dei miei arresti domiciliari e la conseguente sospensione dall'incarico che gli elettori mi hanno affidato per ben due volte, ho deciso sia giunto il momento di rassegnare le mie irrevocabili dimissioni da presidente della Giunta Regionale della Liguria", ha comunicato. Una gogna senza fine e una resa obbligata. Di questo si è dibattuto a In onda, il talk-show di approfondimento giornalistico condotto da Marianna Aprile e Luca Telese.
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In collegamento con lo studio, Pietro Senaldi ha preso la parola. Toti "ha dato queste dimissioni con una rivoltella alla tempia. Rischiava di stare dentro fino alla fine del 2025. Il mio giudizio è solo politico. Toti ha perso la libertà, perso il lavoro, perso lo stipendio. È stato linciato in piazza dalla sinistra, che è andata lì a chiedergli di andarsene. È stato anche umiliato e spiato per quattro anni senza saperlo e, alla fine di tutto questo, può iniziare il processo", ha dichiarato. "In Italia è così: prima ti puniscono e ti condannano e poi inizia il processo. Intanto hai perso il lavoro, lo stipendio, la libertà, la dignità. Viva l'Italia! Se Toti si fosse dimesso a piede libero, non avrei avuto nulla da dire. È stato costretto a dimettersi": è stato il commento finale del condirettore di Libero.