L’analista geopolitico

Luttwak alza la voce: “L’America ha paura. Biden non può continuare a guidare gli Usa”

Edoardo Sirignano

«Biden non può restare cinque mesi alla Casa Bianca. Può diventare un pericolo per gli Stati Uniti e il mondo intero. Il presidente, infatti, non soffre di demenza, patologia terribile, ma progressiva e lineare. Ha un grave problema al sistema nervoso centrale. Non è esattamente Parkinson, ma viene trattato dagli specialisti come se lo fosse. Ciò significa che per qualche istante il suo cervello può smettere di funzionare. Può accadere in qualsiasi istante, anche durante un’emergenza, quando bisogna prendere decisioni fondamentali. Potrebbe essere, dunque, deleterio farlo restare alla guida della principale potenza mondiale». A dirlo Edward Luttwak, politologo e saggista statunitense.

Come giudica la decisione di Biden di fare un passo indietro?
«Ritengo più che ragionevole il suo ritiro. Finalmente sono crollate delle resistenze, che non avevano motivo di esistere. Il deterioramento psichico non consentiva a Biden di essere il candidato. Su questo non credo debbano esserci dubbi».

 

 

Tirerà, dunque, la volata a Kamala Harris?
«Non lo aveva mai dichiarato esplicitamente. È, dunque, una novità. Da questo momento, però, Kamala riceve una grande eredità: tutta quella contestazione politica, che da mesi tocca ogni angolo degli Stati Uniti».

I democratici, pertanto, ne escono indeboliti?
«Assolutamente! Quanto successo favorirà Donald Trump. Prima che Biden si ritirasse c’è stata l’attribuzione dei delegati alla convention del partito, il congresso dei democratici. In quel frangente il presidente fece la parte del leone. Ragione per cui, probabilmente, ci sarà una decisione a senso unico, considerando la scelta di Joe di sostenere Harris. Non è detto che tutti gli uomini di Joe seguano il loro mentore, ma è difficile che possano cambiare parere dalla sera alla mattina. Motivo per cui nessuno si presenterà per sfidare Kamala. Nessuno, d’altronde, pensa di spuntarla sul candidato indicato dalla Casa Bianca. Ciò significa che, salvo imprevisti, sarà Harris a sfidare Trump e questo è un problema, non da poco, per i democratici».

 



Perché?
«Harris non può spuntarla per una ragione molto semplice, ovvero per il fatto che gli uomini di colore la odiano. I democratici hanno sempre avuto bisogno di quell’elettorato per spuntarla sui conservatori e stavolta sicuramente questa parte d’America, che a loro è sempre stata favorevole, non ci sarà».

Qualcuno sostiene che sulla decisione di Biden ci sia stata l’influenza della famiglia Obama. È d’accordo?
«Barrack non ha potere sulla moglie di Biden, l’unica persona ad aver avuto un peso durante queste ore. Tale decisione è stata presa solo e soltanto dalla famiglia Biden. Il presidente, già da qualche settimana, ha smesso di sentire i consigli di Obama. Non c’è stata, quindi, alcuna influenza».

Se Biden si ritira da presidente per i suoi problemi di salute, come può pensare ancora di guidare una potenza mondiale, come gli Stati Uniti?
«La soluzione è nella Costituzione, che prevede un meccanismo per cui i membri del gabinetto, segretario di Stato in primis, si siedono e certificano che il presidente non può più agire. Ragione per cui deve essere messo subito di lato e rimpiazzato all’istante dal vice-presidente. Allo stato, comunque, ritengo che siamo lontani da questa soluzione. La realtà è un’altra».