Viganò l'anti Papa: le accuse a Francesco e l'Avignone nell'eremo di Viterbo
L'arcivescovo sul profilo X contro la benedizione ai gay. E il suo «buen retiro» nel cuore del Lazio dove dice messa si prepara ad accogliere tutti gli antagonisti di Bergoglio
Carlo Maria Viganò, l’arcivescovo scomunicato per scisma lo scorso 5 luglio, non smette di attaccare la Chiesa cattolica e Papa Francesco. L’ultimo atto di una lunga battaglia che l’ex Nunzio negli Stati Uniti conduce ormai da tempo contro Bergoglio consiste in un lungo post su X, in cui Viganò attacca il Pontefice per la decisione di concedere la benedizione alle coppie omosessuali.
Il caso specifico riguarda Hector e Filippo che il prossimo 14 settembre si uniranno civilmente ricevendo anche la benedizione religiosa da un sacerdote, don Giuseppe Cavoli, delegato dal vescovo Andrea Anreozzi. Viganò scrive a chiare lettere che «don Cavoli, Andreozzi, Tucho e Bergoglio passeranno» l’eternità «tra le fiamme dell’inferno per aver legittimato un peccato che grida vendetta al cospetto di Dio» (la sodomia, ndr). Poi l’arcivescovo si chiede «chi risponderà delle anime scandalizzate da questa vergogna».
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«Questa è la "chiesa" dalla quale sono stato dichiarato in stato di scisma - scrive ancora l’arcivescovo sul suo profilo social Non è la Chiesa Cattolica, ma sembra essere ancora la "chiesa" con cui molti miei Confratelli - vescovi e sacerdoti - si sentono in piena comunione, e di cui riconoscono come legittimo Papa il gesuita argentino, eretico notorio e promotore della "inclusione" del peccato pubblico».
Non è l’unico atto di sfida che Viganò ha lanciato all’indirizzo del Papa dopo la sua scomunica, dovuta al «rifiuto di riconoscere e sottomettersi al Sommo Pontefice, alla comunione con i membri Reymond Leo Burke Il cardinale Usa è contro le aperture a divorziati e gay della Chiesa a lui soggetti e alla legittimità e dell’autorità magisteriale del Concilio Ecumenico Vaticano II». Sabato, infatti, l’arcivescovo ha celebrato, come ogni primo sabato del mese, la messa «secondo le intenzioni degli amici e benefattori della Fondazione Exsurge DomiLuglio Il giorno in cui Carlo Maria Viganò è stato scomunicato ne e di tutti coloro che mi hanno espresso la loro vicinanza spirituale e materiale in questi frangenti».
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Il rito si è celebrato presso l’eremo della Palanzana, sul monte che sovrasta Viterbo, dove sorge la sua fondazione e dove Viganò si è rifugiato dopo la condanna per scisma. Qui sempre Viganò vuole creare un seminario per preti tradizionalisti, «una casa di formazione per chierici che prenderà il nome di Collegium traditionis». Si tratta, spiega Exsurge Domine, di «una struttura di vita clericale in comune da destinare a chierici e religiosi fatti oggetto delle epurazioni bergogliane».
L’eremo della Palanzana non è soltanto la roccaforte dell’arcivescovo fresco di scomunica, è un progetto che intende trasformare il luogo in una sorta di seminario e ostello per preti e religiosi tradizionalisti. «Il Collegium è destinato ad accogliere i chierici e i religiosi che si ritrovano privati della loro parrocchia o sono allontanati dalla loro comunità a causa della loro incompatibilità con l'impostazione dottrinale, morale e spirituale della chiesa bergogliana». La scomunica, quindi, non ferma Viganò che si è assurto a paladino della vera fede contro la deriva bergogliana ma anzi dà nuova linfa alla sua battaglia contro il Concilio Vaticano II e contro quello che egli definisce l’antipapa.