sempre peggio

Ilaria Salis lancia il suo manifesto e sventola la bandiera anarchica

Christian Campigli 

 Una compagna a Bruxelles. Una pasionaria rossa, per nulla intimorita dai mesi di galera ungheresi. Pronta, al contrario, a rilanciare l’antagonismo, quello duro e puro, ai sovranisti. Parole messe nere su bianco su Instagram, in otto slide, da Ilaria Salis, nuova icona della sinistra. E che offendono, letteralmente, milioni di italiani di destra, bollati come i «nuovi fascisti». Il duo delle meraviglie, Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli, dopo il fragoroso tonfo di Aboubakar Soumahoro, stanno ricevendo dalla prof monzese delle grandi soddisfazioni. «Si tratta dunque di capire quale deve essere la nuova forma internazionalista dell’antifascismo, andando ad incidere sulle condizioni di vita delle persone comuni».

 

Il ricco bonifico che ogni mese la Salis riceverà non pare averla cambiata. Il motto "lotta dura senza paura" sarà l’assunto dal quale partirà. Nell’interminabile post uno dei passaggi più significativi e politicamente rilevanti è il seguente: «Il sovranismo è il nuovo fascismo». Come dire, chi vota a destra, chi pretende che le nostre coste vengano presidiate, chi non accetta di dover cambiare il nome del Natale in "Festa d’Inverno" non è un cittadino che sta portando avanti delle idee, dei valori e degli obiettivi. No, per la Salis è solo un fascista. L’esponente di Avs si concentra anche sulle elezioni francesi. «La peste sovranista è certamente un fenomeno globale e differenziato a seconda dei contesti geografici e culturali, ma l’Italia ha rappresentato un importante laboratorio di sperimentazione, soprattutto per i vicini europei. Il progetto politico di Le Pen sembra avere tratto non poca ispirazione da quello di Meloni». Seguendo l’esempio del fu Pds prima, Ds poi, l’insegnante lombarda se la prende col presunto potere mediatico.

 

 

«È stata tollerata l’instaurazione di un impero mediatico che, sotto la guida di Vincent Bolloré, un miliardario reazionario, diffonde massicciamente sia il populismo di destra sia l’esaltazione dello spirito imprenditoriale e ora ne paghiamo le conseguenze». Il nuovo simbolo del progressismo, deputata a 20mila euro al mese sì, ma pur sempre compagna, avanza anche delle proposte. «È urgente proporre una reale alternativa che si ponga come obiettivo l’abolizione delle basi di insicurezza economica e di diseguaglianza dei diritti su cui invece prosperano paura e odio». Ma, come si suol dire, il veleno sta nella coda. È infatti nell’ultima pagina del post che la Salis ci regala delle perle di irraggiungibile altezza. «Senza la coerenza di farla finita con le ambiguità, senza il coraggio necessario a volere cambiare lo stato di cose presente andando ad incidere sulle condizioni di vita delle persone comuni, ci stiamo scrivendo da soli la condanna ad abitare un tempo storico che avremmo sperato diverso. Che ciascuno faccia la propria parte». Una frase, quella finale, ambigua. Che pare evocare periodi tutt’altro che felici per il nostro Paese. Infine, al centro dell’ultima slide del post, fa capolino la bandiera degli Antifa, quella dei movimenti anarchici ben radicati nei centri sociali dello Stivale. Una sorta di messaggio inviato proprio a quegli attivisti: da qui in avanti, a Bruxelles, sarò io a portare avanti le vostre idee.