usa nel caos

Federico Rampini inchioda i media amici di Biden: "Vergogna della democrazia"

Siamo vivendo "un episodio tra i più vergognosi, deprimenti e squallidi nella storia della democrazia americana". Federico Rampini non fa sconti a Joe Biden e a tutto il sistema di potere e mediatico legato ai democratici. Il presidente Usa dopo il disastroso confronto tv con Donald Trump - che ora lo surclassa nei sondaggi - non intende fare passi indietro ma nella galassia dem iniziano a levarsi voci che invocano un ritiro della candidatura. "Da circa 48 ore si è creata una grande agitazione soprattutto a opera di media amici della Casa Bianca come il New York Times, che si danno un gran da fare per convincere Biden a dimettersi - commenta l'editorialista del Corriere della sera a L'aria che tira, su La7 - Era ora, ma dov'erano questi signori negli ultimi quattro anni? Lo stato di salute psicofisica di Biden è il segreto di Pulcinella peggio custodito nella storia", attacca il giornalista nella puntata di giovedì 4 luglio del programma condotto da David Parenzo. 

 

Rampini ricorda come nel 2020 il Potus ha passato la campagna elettorale "in stato di clandestinità con la scusa del Covid, lo nascondevano all'opinione pubblica. Poi abbiamo avuto i vertice da cui tutti i leader stranieri tornavano a casa raccontando con preoccupazione, sgomento e inquietudine le gaffe molteplici di Biden".

 

Ora il ripensamento. "Adesso che media amici come New York Times, Cnn e Washington Post improvvisamente giochino a fare i salvatori della patria dicendogli che se ne deve andare è una vergogna, innanzitutto per loro, perché per quattro anni hanno avuto un comportamento omertoso". Non solo. Rampini accusa il presidente Usa e i media che lo sostengono di avere sulla sua salute un atteggiamento "negazionista", accusa da sempre rivolta a Trump. Biden afferma da giorni di avere avuto solo una serata storta, e di avere sonno per il jet lag. Ma "50 milioni di americani giovedì sera hanno visto in diretta sulla Cnn in che stato confusionale si trova - è la stoccata del giornalista - un uomo che può teoricamente decidere una guerra nucleare".