intervista

Umberto Smalia, ma quale TeleMeloni: "È peggiore questo politically correct"

Davide Di Santo

Umberto Smaila, attore, musicista ed entertainer di razza, recentemente ha festeggiato mezzo secolo di carriera con un grande spettacolo nella sua Verona insieme agli storici amici dei Gatti di vicolo miracoli e a tanti ospiti. Non tutti sanno, però, che il presentatore in giacca da ammiraglio di Colpo Grosso, il programma cult che fece vibrare di trasgressione un po’ naif i salotti degli italiani tra gli anni ’80 e ’90, è figlio e nipote di esuli fiumani.

Come ha reagito quando durante la partita degli Europei Croazia-Italia la regia ha inquadrato lo striscione di un tifoso azzurri: «Ridateci Fiume»?
«Sono rimasto molto stupito, l’ho trovato solo un po’ anacronistico, bisognava metterlo decisamente prima quel cartello (ride, ndr). Adesso sperare che ci sia la restituzione di Fiume è un’utopia, non tanto per ragioni geopolitiche ma perché a 70 e più anni dall’esodo fiumano tutta la popolazione ormai è di lingua slava. È stato tuttavia un gesto visto da milioni di italiani e che ha avuto il merito di riportare nel dibattito una parte di storia per lunghi anni dimenticata, l’esodo dei fiumani e la cessione dell’Istria-Dalmazia alle forze di Tito. Almeno qualcuno, tra i più giovani, si sarà incuriosito e avrà cercato informazioni. Mi dispiace che non l’abbia potuto vedere mia madre, che per una vita ha continuato a dire "ridatemi Fiume"».

 

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La politica ha taciuto, ma l’uscita del tifoso azzurro ha avuto un certo risalto sui social. Che ne pensa?
«Lunedì sera ho mandato subito la foto dello striscione a mia sorella Marina, e lei mi ha mandato la foto del cartello messo da uno sloveno in piazza a Trieste: "Trst je naš" (Trieste è nostra). Insomma, non c’è pace tra gli ulivi...».

Mettendo da parte gli Europei, c’è la partita di Giorgia Meloni in Europa.
«Non sono mai stato un grande sostenitore dell’Unione europea. Tornando a Fiume, cento anni fa D’Annunzio diceva che tutto quello che si decide avviene per i poteri forti, e anche adesso è così. L’operazione della Meloni è molto difficile, vedremo che succederà».

Restando sulla politica, la vicenda della casa occupata da Ilaria Salis sembra uscita da uno sketch dei Gatti di vicolo miracoli...
«La Salis sta alla sinistra del Pd in un partito che fa riferimento al Pci, quindi non mi stupisce. Ho notato un fatto, però. Nessun personaggio dello spettacolo ne ha parlato, come se fosse un terreno troppo pericoloso anche per quelli più schierati. Lei è stata utile a far prendere voti, ma è stata soprattutto utile a se stessa visto che è riuscita a uscire dalla galera, dove è stata tratta in modo inaccettabile, va detto».

Molti suoi colleghi parlano della Rai come di Tele-Meloni. C’è qualcosa di vero?
«La Rai non mi sembra per niente spostata a destra, anzi. E la maggior parte degli artisti che lavorano nello spettacolo, dalla tv al cinema, sono seguaci del politicamente corretto. Vedo anche una certa disponibilità delle reti Mediaset a essere un po’, diciamo così, ambivalenti. C’è Bianca Berlinguer su Rete 4 e Luciana Littizzetto da Maria De Filippi... C’è un po’ di confusione in giro».  Il 18 giugno ha celebrato a Verona i 50 anni di carriera con «Umberto Smaila & Friends», uno spettacolo-concerto con tanti ospiti, da Diego Abatantuono ad Ale e Franz, da Valeria Marini a Fiordaliso. Ma soprattutto con gli amici di una vita, i «Gatti» Jerry Calà, Franco Oppini, Nini Salerno.

 

Un rapporto profondo. Si è mai interrotto?
«Mai, assolutamente. Siamo nati nella stessa città, ci siamo conosciuti suonando nei complessini, poi siamo andati a scuola insieme. È un’amicizia vera, solida che abbiamo celebrato in questo spettacolo. Ci sono momenti della vita in cui una cosa così dà ancora emozioni. In questo clima pesante e di guerra, una serata di pace».

A proposito di leggerezza, le manca quella di Colpo di grosso? La tele-trasgressione degli italiani oggi sembra lontana anni luce.
«Oggi sarebbe impossibile fare Colpo grosso in questo clima di cancel culture, anche sedi cultura in quel programma c’era ben poco... In televisione non potrebbe andare in onda, sarebbe considerato sessista e osceno. Se me lo proponessero oggi mi dovrei autocensurare! Ma questo è un problema comune, battute di film e canzoni che abbiamo ascoltato per anni oggi sarebbero considerate inaccettabili. In questo clima di politicamente corretto stiamo tutti sul chi vive. Il mio amico Guido Nicheli, il Dogui (l’attore di tante commedie da Sapore di mare a Vacanze di Natale noto per i ruoli da «cummenda», ndr) diceva una frase delle sue che fotografa il momento: "Stiamo pattinando sul filo del vaffa"...».