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Joe Biden, l'ipotesi sul "disturbo cognitivo": parla lo psicogeriatra

Come sta davvero Joe Biden? Quali sono le reali condizioni di salute del presidente americano, apparso ancora una volta poco lucido nell'atteso confronto tv con lo sfidante alle presidenziali Donald Trump? Il dibatto negli Usa è accesissimo, media e social rilanciano le voci che Biden possa soffrire di malattia di Parkinson o di demenza senile. A cercare di fare chiarezza su un tema delicatissimo ma cruciale per il futuro degli Stati Uniti è il psicogeriatra Marco Trabucchi, intervistato dal Corriere della sera. Ebbene, le carenze mostrate nel duello tv potrebbero essere la conseguenza fisiologica del "work overload", un alto carico di lavoro, spiega il membro del Gruppo di Ricerca Geriatrica di Brescia. Biden "era stato sottoposto ad una pressione fortissima, era una settimana che lo allenavano. Per cui non è da escludere che l'allenamento fisico fatto in dosi eccessive, come l’allenamento psichico, provochi effetti 'paradossi'", ossia opposti a quelli previsti. 

 

Secondo il professore il Parkinson sarebbe da escludere, perché il presidente ha sì "un rallentamento, anche dell'attività motoria", ma in modo tipico delle persone anziane, e "non ha la «facies parkinsoniana», cioè viso immobile e inespressivo". Anche la demenza senile sarebbe da escludere. I "disturbi di memoria" mostrati "non sono drammatici", spiega l'esperto, e Biden ha conservato lucidità anche "di fronte agli attacchi di Trump". 

 

"Il problema vero - spiega Trabucchi - è la cognitività, un disturbo cognitivo. È denunciato da alcuni comportamenti, che vengono poi stigmatizzati dalla stampa. Ma, a mio avviso, alla base delle 'malattie' di Biden, vere o presunte che siano, c'è anche, a mio avviso, un pregiudizio 'ageistico'", ossia un atteggiamento negativo verso l'invecchiamento.  Tornando all'eccesso di lavoro, sembra l'ipotesi più concreta anche alla luce dei drammi familiari vissuti da Biden nel corso della lunga vita: "È un signore che sente il peso della fatica di vivere, questo non c'è dubbio, è la fatica di vivere è sempre un'esperienza che in qualche modo riduce la capacità di espressione, di produzione, di essere presente nelle situazioni"afferma il professore.