caso cecchettin

Pomeriggio 5, la strategia di Turetta nella lettera ai genitori: "Sta giocando le sue carte"

"Mi spiace tanto". "Non sono cattivo". "Meglio un figlio morto che un figlio come me". A Pomeriggio 5 viene mandato in onda in esclusiva il contenuto di una lettera di Filippo Turetta ai genitori, in cui l'assassino di Giulia Cecchettin racconta della volontà di togliersi la vita e dei suoi tentativi di suicidio non riusciti dopo il delitto. E afferma di aver perso la cosa che più amava, ossia la ex fidanzata. Uno sfogo in cui respinge indirettamente l'ipotesi della premeditazione: "Non so perché l'ho fatto". 

 

Cosa aggiunge questo messaggio ai genitori alla vicenda? Il neurologo Rosario Sorrentino, ospite del programma di Canale 5, commenta che Turetta ora "sta giocando le sue carte, si ritrae da se stesso come a dire: guardate che dopo quello che è accaduto io non sono più lo stesso, adesso sono un'altra cosa". Insomma, la lettera è il tassello di "una strategia difensiva, anche per sollecitare in noi una sorta di pietismo, di empatia", spiega l'esperto. 

 

Ma non c'è solo questo aspetto. Ce n'è un altro, "più inquietante", afferma Sorrentino. "Anche in una persona con un disturbo psichiatrico, oltre all'aspetto criminale, lui è consapevoli di essere precipitato in quel buco nero da cui ritiene di risalire perché vuole riabilitare se stesso, vuole far leva sui nostri sentimenti", afferma l'esperto. Il quale non sembra credere ai tentativi di togliersi la vita raccontati ai pm in questa lettera dall'ex studente veneto: "Il suicidio quello vero non viene mai annunciato, non viene mai descritto, nella mia esperienza viene solo messo in pratica".