due pesi e due misure

Fratoianni bifronte, predica antifascismo poi insulta Il Tempo

Christian Campigli 

Democratici a intermittenza. Per mesi la sinistra ha sentenziato, con tanto di penna rossa in mano, contro la presunta occupazione della Rai da parte dell’attuale maggioranza di centrodestra, su Tele-Meloni, sulle decisioni di non rinnovare faraonici contratti come quello di Fabio Fabio. Poi, quando un quotidiano indipendente come il nostro decide di raccontare la cronaca di due scelte politiche quantomeno discutibili da parte del leader di Avs, Nicola Fratoianni, si scatena il finimondo. E quell’articolo 21 della Costituzione, in un lampo, diventa un ornamento. Un po’ come le palline di Natale. 

 

Per comprendere appieno la portata di una vicenda dai contorni kafkiani è necessario citare ciò che il leader pisano ha detto durante la trasmissione de La7, In Onda. «Il titolo del Tempo "Soumasalis" contro Alleanza Verdi e Sinistra? Lo considero una schifezza. Ed è una schifezza tipica di chi considera le lotte come una questione di ordine pubblico. Ho visto che sulle affermazioni di Ilaria Salis per il diritto alla casa ci sono state valanghe di dichiarazioni scandalizzate da parte della destra, quella stessa destra che ogni giorno ci offre condannati, arrestati, patteggiati: c’è una fila infinita, potrei fare un elenco che non finisce mai».

 

Ma non basta. Fratoianni rivendica con orgoglio, tirando fuori il petto, l’appoggio incontrastato alla sua nuova icona, scelta direttamente dalla fredda Ungheria. «Ilaria ha rivendicato di aver occupato la casa e di combattere che ci siano case sfitte. Ricordo che in Lombardia ci sono 19mila case dell’Aler sfitte. E anche io combatto l’idea che ci siano un milione di italiani che non possono pagare l’affitto. Combatto l’idea che negli ultimi 5 anni a 236mila famiglie è arrivato lo sfratto. Combatto l’idea che mi arrivino lezioni sulla legalità, sul diritto alla casa, sugli interessi popolari da un governo che come primo atto ha svuotato il fondo di sostegno agli affitti, 300 milioni di euro, per regalare questi soldi alle società di calcio di Serie A - ha continuato Fratoianni - mandando per strada migliaia di cittadini che nelle nostre periferie non hanno più un tetto sulla testa. Sì, io combatto quella idea lì. E combatto l’idea che le lotte siano una questione di ordine pubblico. Al contrario, penso e spero che ogni volta che ci sia un’ingiustizia ci sia qualcuno che si organizzi collettivamente per rivendicare un diritto nei campi, nelle città, sui posti di lavoro. È giusto ribellarsi e io questo lo rivendico con la massima convinzione». 

 

Ovviamente queste parole, pronunciate da un politico così importante, meritano massima attenzione. E qualche riflessione. La prima riguarda la libertà di stampa che, per la sinistra, deve essere massima quando i quotidiani progressisti lapidano Silvio Berlusconi prima, Matteo Salvini poi e Giorgia Meloni, un giorno sì e l'altro pure, decisamente più contenuta quando giungono critiche all’universo progressista e a certe espressioni, talvolta, quantomeno discutibili. Non si tratta, sia ben chiaro, di una novità. Nel 1999 l’allora Ds da un lato pontificava contro il Cavaliere in difesa di Daniele Luttazzi e Sabina Guzzanti, dall’altro querelava, nella figura di Massimo D’Alema, il noto vignettista Giorgio Forattini. Al quale il Presidente del Consiglio chiese tre miliardi di vecchie lire. Vi sono poi due dati squisitamente politici. Il primo sottintende l'evidente sensazione che Fratoianni, al di là delle parole di circostanza, abbia un’enorme paura: ovvero che Ilaria Salis possa rivelarsi una sorta di versione femminile di Aboubakar Soumahoro. E se sbagliare una volta è umano, perseverare è diabolico. La prof è un personaggio totalmente indipendente, slegato da dinamiche di partito e, quindi, difficile da controllare. E se è vero che la sua candidatura ha portato un risultato eccellente a Avs, è altrettanto evidente come rischi di isolare il movimento del duo delle meraviglie, Fratoianni-Bonelli. 

E qui si giunge al terzo e ultimo punto. La donna dai tre passaporti, Elly Schlein, ha compreso come, per provare a battere il centrodestra a trazione meloniana, sia necessario costruire un campo larghissimo. Anche a costo di portare in tavola un fritto misto e stopposo. Il segretario del Pd sa perfettamente però come l’inno all’occupazione e all’illegalità abbia destato evidente imbarazzo sia nei vertici di Azione che in quelli di Italia Viva. Partiti che, da sempre, hanno avuto una posizione sulla difesa della proprietà privata molto più vicino al centrodestra che a certi partiti, pronti a tutto per una manciata di voti. Anche a strizzare i voti ai movimenti più estremisti del nostro Paese.