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Grazie Bonelli e Fratoianni per averci donato i "Soumasalis". Ecco i guru della sinistra

Soumahoro nonostante i guai in famiglia pontifica sul caso di Satnam Singh Ilaria Salis si dice orgogliosa di aver occupato le case senza pagare l'affitto

Christian Campigli 
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Sventurata la terra che ha bisogno di eroi. Una massima, quella che Bertold Brecht mette in bocca a Galileo nella sua opera teatrale più complessa, che descrive alla perfezione l’incessante necessità della sinistra, di issare ad icone modeste personalità. Sia chiaro, l’idea di portare in Parlamento personaggi diventati improvvisamente famosi nei loro campi non è nuova. Craxi fece eleggere Gerry Scotti, Natta candidò Gino Paoli, La Malfa propose Alberto Arbasino. Ma erano, con tutto il rispetto possibile, elementi decorativi che andavano ad inserirsi in un contesto solido.

Erano partiti, quelli della Prima Repubblica, con storia, tradizione e leadership granitiche. Il gioco portato avanti in Avs dal duo delle meraviglie, Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli, è completamente diverso. I «Soumasalis» sono stati letteralmente dati in pasto agli elettori come incarnazione stessa della linea ideologica di quel movimento. Il caso del bracciante è quello più clamoroso. Quando entrò a Montecitorio con gli stivali sporchi di fango, in molti, tra i soliti tromboni stonati progressisti, benedirono quel gesto tanto volgare.

 

Una carriera che sembrava inarrestabile. Almeno prima dell’inizio di una vicenda giudiziaria che non lo ha visto direttamente coinvolto, ma che, di fatto, lo ha trascinato all'inferno. La Procura di Latina ha deciso il rinvio a giudizio per la moglie Liliane Murekatete, la madre Marie Therese Mukamitsindo e i fratelli Michel Rukundo, Richard Mutangana e Aline Mutesi. Secondo la tesi accusatoria, gli imputati avrebbero distratto fondi erogati e destinati inizialmente all’accoglienza dei migranti. Il Gatto e la Volpe, consapevoli di aver sbagliato la candidatura, gli hanno presto voltato le spalle.

E così il nativo di Bétroulilié si è trovato isolato in Parlamento. Basta frequentare i palazzi del potere, la buvette, per rendersi conto come il fondatore di Italia Plurale sia un uomo solo. Dopo mesi di silenzio, ha deciso di tornare e per farlo ha scelto di cavalcare il suo core business: immigrati, teorie no borders e il presunto razzismo degli Italiani nei confronti dei cittadini africani. Due settimane fa per criticare la Bossi-Fini, mercoledì per dire la propria sulla tragedia di Latina. «Venga convocato immediatamente il tavolo M operativo per la definizione di una nuova strategia di contrasto al caporalato».

 

Così, mentre Soumahoro sentenziava, il governo (nelle persone del ministro del Lavoro, Marina Elvira Calderone e del ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida) quello stesso tavolo non solo lo aveva organizzato, ma la riunione (che si è tenuta ieri) ha prodotto un confronto significativo con le parti sociali. Ilaria Salis però non ha voluto essere da meno e così ha detto, senza mezzi termini, di aver più volte occupato appartamenti. «Sono stata una militante del movimento di lotta per la casa che negli anni ha dato battaglia sul tema del diritto all’abitare, a Milano e in tutta Italia - ha scritto la neo parlamentare europea su Instagram - Le pratiche collettive dell’occupazione di case sfitte, il blocco degli sfratti, la resistenza agli sgomberi, gli sportelli di ascolto e la lotta per la sanatoria rappresentano un’alternativa reale e immediata all’isolamento sociale e alla guerra tra poveri, strumentalizzate tanto dalle forze politiche razziste quanto dal racket».

 

Lo slogan sbandierato dalla proff monzese, tante case senza gente, tanta gente senza case, non è altro che la traduzione del mantra sbandierato dal movimento di lotta per la casa brasiliano, muita casa sem gente, muita gente sem casa. «Il padre di Ilaria Salis- ha sottolineato il senatore di Fi, Maurizio Gasparri che ha lanciato anatemi a tanti, sarà ora ancora più orgoglioso e guardando la sua indomita figlia potrà dire: Genitori di tutto il mondo, guardatemi. E cercate di educare meglio i vostri figli. Scusatemi, io non ce l’ho fatta».

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