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Vallanzasca scarcerato? Feltri non ha dubbi: “Tenerlo chiuso è un accanimento crudele”

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Renato Vallanzasca potrà tornare a uscire dal carcere di Bollate in permesso. Lo ha stabilito ieri il tribunale di Sorveglianza di Milano accogliendo l'istanza degli avvocati Corrado Limentani e Paolo Muzzi, discussa mercoledì, per chiedere il ripristino dei permessi premio con cui l'ex boss della Comasina aveva cominciato a frequentare la comunità Il Gabbiano Onlus. I giudici del collegio Di Rosa-Caffarena, affiancati dagli esperti Giancontieri-Zanoletti, hanno valutato lo stato di salute del 74enne condannato a 4 ergastoli e affetto da decadimento neurocognitivo, che non si sarebbe modificato rispetto a un anno fa quando i permessi gli erano stati revocati una prima volta, e hanno stabilito che i permessi per uscire dalla cella possano essere utili per la “risocializzazione”. Secondo i consulenti della difesa il “quadro cognitivo" di Vallanzasca è ormai affetto da un "processo neurodegenerativo primario" ed è "deficitario" sotto il profilo della "memoria" e delle "capacità verbali".

 

 

E sul prossimo passo, cioè la richiesta di passare dal carcere ai domiciliari, è arrivata l’opinione di Vittorio Feltri, direttore editoriale de Il Giornale: “Pensiamo ai detenuti come soggetti che hanno sbagliato e che per questo non meritino alcun perdono e debbano non semplicemente restare reclusi ma anche soffrire all'interno dell'istituto di pena. È un'ottica giustizialista incompatibile con la civiltà e con la nostra Costituzione, la quale prevede e stabilisce che il carcere abbia una funzione rieducativa e non volta a mortificare, torturare e danneggiare chi subisce limitazioni alla sua libertà personale. Renato Vallanzasca, che ho avuto modo di conoscere personalmente scoprendo la sua umanità, ha 74 anni e si trova dietro le sbarre da 52, soffrendo di una grave patologia, con il carcere che è il luogo meno idoneo in cui risiedere in queste circostanze. La detenzione, infatti, non soltanto impedisce le cure ma accelera il decadimento stesso. È fuori di dubbio che Vallanzasca debba adesso stare fuori dall'istituto e non si capisce perché sia ancora dentro. Tenerlo rinchiuso è un accanimento crudele e non possiamo chiamare ‘giustizia’ questa nostra spietata e cieca intransigenza. Lasciarlo in carcere - chiosa Feltri - sarebbe una condanna a morte firmata dallo Stato”.

 

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