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I dossier da Striano a Toti, Salvini: "Ci provarono anche con me e la Lega"

Il leader del Carroccio alla presentazione de «Il verminaio» di Rita Cavallaro e Brunella Bolloli

Edoardo Sirignano
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«Come mai quelli di sinistra, dopo lo scandalo dossieraggio, non hanno detto una parola». È questo l’interrogativo posto dal direttore del Tempo Tommaso Cerno a cui ha cercato di rispondere il vicepremier Matteo Salvini, in occasione della presentazione del «Verminaio», il libro inchiesta realizzato dalle giornaliste Rita Cavallaro e Brunella Bolloli, tenutasi a Roma, nella sala David Sassoli di via IV Novembre. Nel convegno, moderato da Antonio Pascotto, caporedattore di TgCom24, si è cercato di mettere insieme i numeri inquietanti e mostruosi che riguardano quei dossier, fino a qualche mese fa centrali nel dibattito e ora finiti nel dimenticatoio. «Stiamo parlando di fascicoli – spiega Cavallaro – che riguardano principalmente una sola parte politica. Mi riferisco al centrodestra e in particolare alla Lega».

Non è casuale, dunque, la presenza del vicepremier e segretario del Carroccio, che non vuole fare il «piangina», come si dice a Milano, né scandalizzarsi, ma è schifato rispetto a un qualcosa che va oltre lo scandalo Palamara, presente in sala ad ascoltare: «Il filone è chiaro: ambienti di servizi deviati di sinistra, procure deviatedi sinistra, politici non deviati di sinistra e giornali non deviati, ma di sinistra». Per Salvini è assurdo che dei magistrati per attaccarlo debbano danneggiare persone a lui vicine: «Ho letto di accessi relativi alla mia fidanzata. A che titolo venivano fatti?». Salvini definisce «conigli» quei Pm, che per attaccare la Lega se la sono presa con i suoi cari. Il punto di caduta per Bolloli è, pertanto, quello di capire se dietro il caso del finanziere Striano «ci sia uno scopo personalistico o una vera e propria operazione di sabotaggio», tesa sbarazzarsi dello scomodo di turno. Non è utopia pensare, come sottolineato dal direttore Cerno, «che migliaia di storie raccontate sui quotidiani si leghino tra loro e che quella che ci è stata raccontata come verità assoluta possa essere invece frutto di un sistema malato».

Tale modus operandi, però, non spaventa Matteo: «Constatare che siamo l’obiettivo, anche quando non siamo il primo partito, vuol dire che stiamo facendo bene». Un riferimento, dunque, ai tanti casi finiti sotto la gogna del tribunale mediatico e poi terminati con assoluzioni, ultimo quello di Rixi: «Pur trattandosi di un duro, nei giornali, che per mesi lo hanno accusato, difficilmente troverò una riga sulla sua innocenza». Un riferimento pure alla recente vicenda Liguria «Leggo che revocheranno i domiciliari a Toti solo se si dimetterà. Spero sia una forzatura. Altrimenti sarebbe sequestro di persona. Roba da Unione Sovietica». Una cosa è certa, la maggioranza e lo stesso Salvini, che lunedì mattina porterà in Cdm il decreto Infrastrutture, non ha intenzione di arretrare, neanche di un centimetro: «Se non mi fregano, andrò avanti per altri tre anni e sbloccherò i cantieri del Paese, a partire dalla metro C».

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