Capezzone non ci sta: la veggente di Trevignano e "la buona fede delle persone"
Guai in arrivo per la veggente di Trevignano. Gisella Cardia - ormai nota ai più per aver confessato di assistere alle apparizioni della Madonna ogni 3 del mese e di custodire una statua della Vergine che lacrima – è indagata per truffa insieme a suo marito. Nello specifico, una truffa piuttosto ingente, da 123.000 euro. L’inchiesta, riportata da Mattino 5 e confermata dalla Procura di Civitavecchia, ha preso il via quando un ex funzionario del Ministero delle Finanze, Luigi Avella, ha denunciato tutto all’autorità giudiziaria, con l’accusa di essere stato ingannato dalla veggente e indotto a donare un bel bottino alla loro associazione per presunti scopi religiosi e caritativi. Il caso è stato ripreso nella trasmissione di Rete 4 Zona Bianca, ed è stato commentato da Daniele Capezzone, che ha voluto lanciare un appello: “Non posso sapere se sia accaduto veramente che altre persone abbiano donato o siano state indotte a versare dei soldi in cambio di preghiere per ricevere un aiuto a superare le proprie malattie o quelle dei familiari. Ma, nel caso ve ne fossero, li invito a rendere noto tutto”.
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Il direttore editoriale di Libero, ospite del conduttore Giuseppe Brindisi, teme quindi che questa presunta truffa possa essere solo la punta di un iceberg creato ad arte da Gisella Cardia, e da tutte le persone che, come lei, si offrono di aiutare le persone pregando per loro: “Ci sono delle persone semplici, sorprese nella buona fede, che hanno dei cari alle prese con malattie e che quindi le hanno versato denaro? Che lo dicano, che vadano a denunciare alle forze dell’ordine”. La parola d’ordine è: denunciare. Non farsi ingolosire dalla forza della disperazione, ma accertarsi della validità di certe dinamiche prima di sperperare il proprio denaro. Secondo l’accusa, l’uomo avrebbe donato 123.000 euro di cui 30.000 versati al marito della veggente. Non solo, perché Gisella Cardia gli avrebbe chiesto di donare altri 450,000 per la costruzione di un tempio. Tuttavia, l’uomo avrebbe tanato l’imbroglio quando è venuto a sapere che non esisteva alcuna autorizzazione comunale necessaria per l’edificazione del tempio, e questo lo avrebbe condotto a sporgere denuncia. Capezzone reputa molto grave quanto accaduto, e condanna ogni forma di sotterfugio simile: “Si può giocare con tante cose, ma non sulla salute e sullo stato di guarigione delle persone”.