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Premierato, Cassese sbugiarda la sinistra: “Si può fare. Assicura stabilità e coesione dei governi”

Edoardo Sirignano
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«L’intero disegno di legge sul premierato va nella giusta direzione che è quella di tentare di assicurare stabilità e coesione dei governi. Chi lo ha presentato ha aperto alle modifiche e queste certamente hanno migliorato quello che era il testo iniziale». Così Sabino Cassese, giurista e già ministro per la funzione pubblica nel governo Ciampi e giudice della Corte Costituzionale, commenta l’approvazione dell’articolo 5 del premierato, ovvero quello che riguarda l’elezione diretta del presidente del Consiglio, su cui però, anche nella giornata di ieri, non sono mancate polemiche in Senato tra maggioranza e opposizione.

Ritiene che a Palazzo Madama, approvando quello che è l’articolo cardine del premierato, si sia fatto un importante passo in avanti per quanto concerne le riforme. Perché?
«L’ultima versione dell’articolo cinque, a mio parere, fa due passi avanti perché limita la durata nella carica del presidente del Consiglio a due legislature e quindi a dieci anni come termine massimo. Inoltre, prevede che l’elezione delle Camere e del presidente del Consiglio abbiano luogo contestualmente: questo può assicurare la coerenza della scelta popolare e potrebbe realizzarsi con la formula, che era già prevista nella ben nota legge Calderoli in materia elettorale».

 



Ciò cosa comporta?
«In questo modo, l’elettorato sceglie contestualmente un governo e un presidente del Consiglio e le coalizioni di governo sono tenute a rispettare il patto di coalizione nei confronti dell’elettorato, con il presidente del Consiglio come garante del patto di coalizione».

Esistono degli aspetti su cui quanto proposto dal ministro Casellati può essere ancora migliorato o meglio si può parlare di parti del testo su cui è necessario un intervento o un’ulteriore modifica?
«L’ultima versione dell’articolo cinque lascia un problema aperto, quello dell’ammontare del premio per assicurare una maggioranza dei seggi».

In tal senso quale sarebbe la formula più sicura?
«Quella della legge De Gasperi-Scelba del 1953, e cioè che il premio venga garantito alla coalizione che abbia superato il 50 per cento».

 



Detto ciò, non ritiene eccessive le proteste da parte delle opposizioni, considerando che la Costituzione da sempre è stata modificata?
«C’è un articolo della Costituzione che prevede un modo per modificarla. Ciò vuol dire che può essere modificata. Stiamo parlando, comunque, di una materia molto delicata che va soppesata attentamente. Il mio giudizio è che l’articolo approvato ieri in Senato va certamente nella direzione giusta, ma che allo stesso tempo il governo ha fatto bene ad aprire alle modifiche che ad esso sono state chieste. In questo senso, il testo è stato certamente migliorato rispetto a quello iniziale. Non ci sono dubbi».

È necessaria, dunque, una collaborazione istituzionale quando si affrontano tematiche decisive per il futuro del Paese?
«Quando si affrontano certi temi, trattandosi di questioni non semplici, è necessario approfondimento e soprattutto dialogo. Sbagliato minimizzare un qualcosa che è per sua natura complessa e su cui occorre certamente la massima collaborazione tra le parti».

 

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