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Roma in tilt per lo scrutinio, Cerno: "Hacker di Putin? Non servono, facciamo da soli"

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A operazioni di voto concluse e dopo l'inserimento dei dati di 800 sezioni sulle quasi 2600 complessive di Roma, tutto è andato in tilt. Un bug ha impedito di proseguire le operazioni bloccando il sistema. Dalle 23 di domenica, quando è scattato l'allarme, ore e ore di caos hanno stravolto la notte elettorale, con l’ordine di portare il materiale alla Fiera di Roma arrivato solo intorno alle quattro del mattino. Di questo si è discusso a L'aria che tira, il talk-show mattutino condotto da David Parenzo. "Noi non abbiamo nemmeno bisogno che Putin faccia con i suoi hacker un attacco alla democrazia, perché siamo capaci di fare tutto da soli": è il commento del direttore de Il Tempo Tommaso Cerno. 

 

 

"Vedere che la città che sta organizzando il Giubileo è ridotta in queste condizioni mi fa mettere in ginocchio a pregare. È più misero che pericoloso quello che vedo. È la sciatteria di questo Paese, uguale alle monnezze che si vedono in giro per la città", ha continuato. Tornando alla questione degli attacchi hacker internazionali, il direttore del quotidiano romano ha espresso la sua opinione usando l'arma dell'ironia: "Dicono 'Tanto questi se li fanno da soli, facciamoli da qualche altra parte dove servono. In Italia le elezioni si fanno ancora così alla carlona'". "È Roma, la Capitale. Diamoci tutti una calmata. È simbolico più che effettivo. Tutto istantaneo, tutti davanti al computer e poi abbiamo le scatolate di schede buttate alla Fiera di Roma", ha concluso il giornalista. 

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