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Franco Cardini: "La sinistra è la vera forza conservatrice. Destra è cambiamento"

Edoardo Sirignano
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 «La sinistra rispetto all’Europa reagisce in maniera conservatrice, non riformista. Gli va bene così. La destra, al contrario, ha una sua visione e vorrebbe provare a cambiare». A dirlo lo storico Franco Cardini.

Possiamo parlare di due visioni contrapposte?
«A mio parere, no. I nostri partiti si sono, in ogni caso, contraddistinti per demandare tutto all’Ue, pur sapendo che non è una realtà politica. Siamo su due forme di grossolano sovranismo».

Questa parola, nella comunicazione, però sembra essere prerogativa di destra.
«Quello della destra, prevede che prevalgano gli interessi nazionali. Meloni ha detto una cosa molto intelligente, come di recente le capita spesso: se si dovesse trasformare l’Europa in una realtà politica il modello federale all’americana o alla tedesca non andrebbe bene. L’Europa ha tradizioni nazionali profonde, radicatissime, nonché secoli di contrasti. É una realtà articolata. Un sistema confederale alla Svizzera potrebbe andar meglio. Giorgia, però, non ha lo staff per trasformare questa bella idea in qualcosa di programmatico».

Cosa potrebbe cambiare con una nuova maggioranza formata da conservatori e popolari?
«Il conservatore popolare è colui che aderisce a uno schema che si potrebbe definire di destra classica, non di supremazia, ma di sovranità, che lo privilegia rispetto al resto della comunità europea. A sinistra dovrebbe essere un po' il contrario, ma le sinistre un po' tutte, da Schlein a Conte, non dicono nulla a riguardo. Per loro l’Europa va bene come è. Non sembrano curarsi di un futuro assetto politico. Se lo fanno sono brave a nasconderlo perché non fanno nulla per spiegarlo, sia ai loro sostenitori che agli stessi avversari. Le destre, invece, hanno nei confronti dell’Europa una visione innovatrice abbastanza classica, cioè che vadano avanti gli Stati Nazionali così come sono, che facciano degli accordi bilaterali, che si colleghino alla superpotenza».

Questa è solo quella americana?
«Non è da escludere che domani una Meloni o un qualsiasi altro esponente della destra pensi che i Brics siano più appetibili della Nato. Ogni tanto qualche malumore c’è. Basti pensare a chi dice che il gas liquido degli americani lo paghiamo cinque volte di più di quello russo. Ci sono, poi, vecchie impostazioni filo -Cremlino della Lega, di FdI e della stessa Forza Italia, che talora tornano a galla. Sono molto in sordina solo per evidenti motivi di politica internazionale. Le tentazioni restano».

Destra e sinistra hanno smussato, in un certo senso, quelle che erano le loro storiche contraddizioni e contrapposizioni?
«Non c’è più, ad esempio, quella religiosa. Non c’è più una sinistra tendenzialmente laica una destra al contrario fondamentalista. La stessa borghesia si è assottigliata rispetto a qualche anno fa. Il ceto medio è proletarizzato. È quasi scomparso. Questa specie di nuovo proletariato che sta avanzando odi borghesia declassata, non ha più un connotato che si possa definire veramente di destra o di sinistra. La vera differenza, adesso, è tra l’alto e il basso».

Come dimostrarlo?
«Segnale evidente è l’alta percentuale di astensione al voto. La maggior parte delle persone non va alle urne non perché sfiduciata dalla democrazia, ma da un modo di selezionare la classe dirigente.
Siamo di fronte a un sistema che dà sempre più spazio alle cooptazioni, alle segnalazioni dirette e meno alle scelte che vengono dal basso. Questa è la scollatura che dovrebbe preoccuparci tutti».

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