2 giugno e polemiche

Vittorio Feltri, perché la sinistra grida all'eversione: la verità su Borghi e Mattarella

Luca De Lellis

Nella festa della Repubblica appena passata, il 2 giugno, il “caso” del giorno sono state le dichiarazioni del senatore della Lega Claudio Borghi, che ha avuto l'ardire di  criticare il discorso del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il quale ha parlato di “sovranità europea”, più che di sovranità italiana in un giorno così significativo per il nostro Paese. La sinistra ha subito colto la palla al balzo per gridare allo scandalo, Matteo Salvini ha precisato che nessuno ha chiesto le dimissioni del Capo di Stato e Giorgia Meloni ha liquidato la faccenda sostenendo come non fosse il caso di creare un putiferio il 2 giugno. Per Vittorio Feltri, però, il comportamento delle opposizioni è stato inaccettabile, e questa loro “tensione perenne volta a gonfiare qualsiasi sillaba pur di demolire i partiti della maggioranza è sintomatica di una crisi della sinistra”, non soltanto a livello di “perdita di consenso”, ma soprattutto una “crisi di contenuti, argomentazioni, la quale induce a concentrarsi su questioni di lana caprina”, che non fanno altro che annoiare a morte gli elettori.

 

Il punto di vista, espresso nella sua consueta rubrica su Il Giornale “La Stanza di Feltri”, non si esaurisce qui. Il direttore editoriale del quotidiano imputa alla sinistra di sfruttare ogni situazione per far passare il centrodestra per qualcosa che non rappresenta: “Ogni pretesto è buono per proporre all'elettorato, tanto più alle battute finali di una campagna elettorale abbastanza tesa seppure monotona, l'immagine di un centrodestra al quale si intende in tutti i modi appioppare il marchio di fascista, contrario all'ordine costituito, addirittura eversivo”. Ma di cosa sarebbe accusato il senatore leghista Borghi? Di aver chiesto le dimissioni di Mattarella, quando in realtà, per Feltri, si è limitato a domandarsi quale fosse la sua funzione se, in un giorno di identità nazionale, parla di Europa sovrana: “Semplicemente Borghi ha sottolineato che, se il capo dello Stato parla di sovranità europea riconoscendone implicitamente la preminenza su quella nazionale, negando dunque gli elementi essenziali del nostro ordinamento, allora la sua stessa figura nonché il ruolo si svuotano di valore, perdono di importanza, tanto che potrebbe pure autorimuoversi o non esistere ché tanto non se ne avvertirebbe la mancanza”.

Feltri giunge quindi a una logica conclusione del suo ragionamento, rifilando una stoccata non da niente ai partiti di sinistra: “Coloro che ne hanno fornito un'altra interpretazione hanno consapevolmente mistificato il suo pensiero allo scopo di gettare fango sulla Lega e sul centrodestra tutto”.