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Saviano, Scurati & co. in soccorso. Fassino e il profumo... di Minculpop

Christian Campigli
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Una polemica pretestuosa. Per ribadire che la cultura, nella folle convinzione della sinistra da caminetto, è roba loro. Ma anche un succulento pretesto, per chi agogna un trafiletto su un quotidiano come una brocca d'acqua per chi si trova nel deserto. La vicenda di Roberto Saviano e del festival di Buchmesse ha evidenziato, ancora una volta, la distanza siderale che intercorre tra la realtà e una parte della cosiddetta intellighenzia progressista. Il primo a gridare allo scandalo è Sandro Veronesi, l’autore della scenografia del film Comandante. «Le ragioni balorde e ridicole con cui il Commissario Mazza ha giustificato l’esclusione di Roberto Saviano - dice - non mi permettono di accettare l’invito che ho ricevuto. Continua questa pratica di ingerenza del Presidente del Consiglio e dei suoi più fidati collaboratori, accompagnata da putiniana ipocrisia, su decisioni che non devono seguire logiche politiche. Se si renderà necessario per il mio lavoro andrò a Francoforte privatamente». Una posizione uterina, molto simile a quella dello scrittore Paolo Giordano. Che su X rivendica la sua vicinanza all’autore di Gomorra. «La prima cosa che ho fatto dopo aver ricevuto l'invito alla Buchmesse 2024 è stata chiedere a Roberto Saviano se fosse stato invitato: no. Quindi mi sono fabbricato un impegno alternativo anch'io (c'ho judo). Purtroppo - aggiunge - Roberto è diventato una cartina al tornasole di certi criteri politici di inclusione ed esclusione inaccettabili».

 

 

Al coro di indignati, realmente o per pro forma, si aggiunge anche Dacia Maraini. «Penso che escludere scrittori importanti sia un grave errore. Poi ho saputo che vengono lo stesso, invitati dalla Buchmesse, ci troveremo lì. Non vorrei che la Fiera del Libro di Francoforte diventasse un luogo di guerra, non ne posso più. C'è troppa conflittualità in giro. Roberto Saviano e Antonio Scurati sono due grandi scrittori, amici. Mi dispiace che Saviano sia stato escluso». Una visione dell'intera vicenda a dir poco parziale. Che non tiene conto di una serie di dettagli tecnici, prontamente evidenziati dal filosofo Stefano Zecchi. «La questione è un po' travisata e in questo travisamento ci trovo tutto il piacere della polemica. Ci sono tre testimonial, io, Susanna Tamaro e Carlo Rovelli e tre assoli di Dacia Maraini, Alessandro Baricco e Claudio Magris, gli altri autori vengono invitati dalle case editrici. Roberto Saviano se la deve prendere con la sua casa editrice. A meno che non volesse il mio posto. Io glielo do volentieri». N

 

 

el pomeriggio è giunta anche la presa di posizione dell'Associazione Italiana Editori. «Come spiegato dal presidente Innocenzo Cipolletta, ribadiamo che la scelta degli autori ospiti a Francoforte è frutto di una procedura, fatta di un proficuo dialogo e confronto con i singoli editori e agenti letterari italiani, a partire proprio dalle loro proposte». Tutto chiarito? Assolutamente no. E così Elly Schlein ha sentito il bisogno di rilasciare una dichiarazione sul tema. «È un pessimo segnale. C’è un brutto clima verso gli intellettuali e gli scrittori di questo Paese. Il clima non è positivo, è un’esclusione ingiustificata e siamo felici che Saviano possa comunque essere presente grazie alla delegazione tedesca». Dulcis in fundo, riemerso dalle profondità dell'affaire profumo Chanel, è riapparso su X Piero Fassino. «È un atto censorio ingiustificato e ingiustificabile. Ed è gravissimo che si voglia trasformare il ministero della Cultura nel Minculpop di triste memoria».

 

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