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Ucraina, il rischio del coinvolgimento della Nato è concreto. Rampini: "Chi interverrebbe"

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Jens Stoltenberg ha invitato gli alleati della Nato che forniscono armi all'Ucraina a porre fine al divieto di usarle per colpire obiettivi militari in Russia. Questo è stato il punto da cui è stato fatto partire il dibattito a Omnibus, il programma di politica e di attualità di La7. Ospite in studio, Federico Rampini ha provato ad analizzare la situazione in Ucraina e a tracciare possibili scenari. "È un copione che si ripete dall'inizio di questa guerra. L'assurdità di una situazione in cui la Russia può ammassare truppe, arsenali, armi di ogni genere a ridosso del confine con l'Ucraina e noi diamo un po' di aiuti militari all'Ucraina ma diciamo 'Non li puoi utilizzare sul territorio russo'. È assurda questa limitazione. Vuol dire che l'Ucraina può difendersi con una mano legata dietro la schiena. È una difesa monca", ha detto l'editorialista del Corriere della Sera. 

 

 

A quel punto è stato giustamente fatto notare che il rischio è quello di un'escalation. "Non c'è dubbio che il coinvolgimento della Nato sia uno dei rischi. È uno dei motivi per cui gli Stati Uniti sono molto prudenti. L'America è sempre stata un passo indietro. Biden ha sempre posto limiti fortissimi al coinvolgimento militare. Biden è stato il primo a mettere delle condizioni stringenti all'Ucraina", ha continuato. Nel caso di un allargamento del conflitto, secondo il giornalista, "chi veramente sarebbe chiamato a intervenire sarebbe l'America. Gli europei hanno risorse limitate. L'America di Biden è sempre stata fin dall'inizio ben troppo prudente". Putin "capisce solo il linguaggio dei rapporti di forza". "Messo di fronte a risorse militari superiori e un aiuto da parte della Nato più sostanzioso, Putin rivedrebbe anche i suoi calcoli. Ha sempre visto una timidezza dell'Occidente, che lo ha incoraggiato", ha concluso. 

 

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