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Massimo Cacciari: "Bergoglio ha voluto attaccare le lobby", dietro la frase sui gay

Edoardo Sirignano
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 «Il Papa ha voluto attaccare quelle lobby che hanno cercato sempre di ostacolarlo». Così il filosofo ed ex sindaco di Venezia Massimo Cacciari giustifica l’ultima uscita di Papa Francesco, che tanto ha fatto scalpore.

Che idea si è fatto rispetto a quanto detto dal pontefice ai vescovi? Voleva davvero discriminare qualcuno?
«Lo diceva in privata sede. Il suo non era certamente un discorso pubblico. Non parlava di sicuro in piazza San Pietro di fronte a migliaia di fedeli. A porte chiuse può scappare una parola non politicamente corretta».

Si tratta, comunque, di un’uscita poco felice?
«Il Papa fatto una battuta infelice, con un linguaggio che certamente non è il suo. Su quest’aspetto, non ci sono dubbi».

 



Qualcuno, però, subito ha pensato a una possibile chiusura verso alcuni fedeli. Era questa l’intenzione?
«Ci mancherebbe altro. La Chiesa deve essere aperta a tutti. Gesù non chiedeva quale fosse l’orientamento sessuale di ciascuno. Diceva soltanto di non peccare perché è contro lo spirito. Poco gli importa se amiamo le donne più degli uomini o viceversa, oppure se siamo di un sesso o di un altro. Mi sembra chiaro che si è arrivati finalmente a capire che il cristianesimo con queste stupidaggini non c’entra proprio nulla. È tutta tradizione, che non ha niente a che vedere con il messaggio evangelico. In questo non si fa alcuna differenza. Chi è senza peccato, d’altronde, diceva Gesù, scagli la prima pietra. Non dimentichiamolo mai».

Il Santo Padre forse voleva indirizzare quel messaggio verso qualcun altro?
«Il Papa con queste parole voleva attaccare quelle lobby, che a più riprese, hanno cercato di mettergli i bastoni tra le ruote. Voleva, piuttosto, dire non cadete nel peccato di sedurre i giovani, che siano maschi o femmine». Non ce l’aveva, dunque, con i gay? «Stiamo parlando di un monito verso un pericolo sempre presente nella storia della Chiesa. Non ce l’aveva con l’omosessualità in genere. Essere omossessuali, a mio parere, è tutto purché un peccato e lo è anche e soprattutto per la Chiesa. La battaglia, piuttosto, è rivolta verso la pedofilia, quella è sia reato che peccato e riguarda anche e soprattutto gli eterosessuali».

 

Stiamo parlando di questioni, però, su cui si discute da anni...
«C’è una tradizione che è difficile da rivedere. Questa stabilisce il celibato per coloro che fanno parte dell’ordine ecclesiastico. Ciò è certamente un problema per chi verrà dopo. È chiaro che il modo più efficace per combattere questi fenomeni di pedofilia è rivedere una morale sessuale, che vige nella Chiesa da centinaia di anni e che non ha nulla a che fare con il messaggio evangelico. Non mi risulta che in nessuna scrittura ci sia una riga contro gli omosessuali.
Ci sono scritte, piuttosto, altre cose, di cui ci siamo completamente dimenticati».

Con Bergoglio si è fatto un passo in avanti?
«Tutti i preti che conosco sanno benissimo che ci sono dei problemi che vanno affrontati e superati. Gli uomini di Chiesa intelligenti sanno che una vecchia morale, che non ha nulla a che fare con i principi del cristianesimo, va superata».

L’ultima uscita, intanto, è apparsa come un ritorno al passato per Papa Francesco.
«Spero che non voglia fare passi indietro. Mi rendo conto che farli in avanti è difficile, ma neanche è vincente voltarsi dietro. Si tratta, piuttosto, di superare una tradizione di morale sessuale che nella Chiesa vige fin dalle origini».

Tante sono, infatti, le vicende controverse nella storia della Chiesa. Basti pensare al mai dimenticato caso della papessa Giovanna.
«La papessa Giovanna era semplicemente una donna che voleva fare carriera ecclesiastica, ammesso che sia reale e non sia una leggenda, perché era intelligente e preparata. Era giustissimo che potesse farlo. Sono convinto che, prima o poi, si arriverà a un punto in cui sarà normale che un Papa sia una donna, come è normale che ci sia un presidente del Consiglio che non sia un uomo. Non vedo l’ora che ciò accada».

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