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Dossieraggio, "centrale nel tempio della legalità": misteri e rivelazioni nel libro di Cavallaro

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Ha riguardato numerosi personaggi del mondo della politica e del mondo dello spettacolo l'attività di dossieraggio attraverso banche dati della Direzione nazionale antimafia al centro dell'indagine della procura di Perugia. I magistrati, guidati da Raffaele Cantone, hanno lavorato in questi mesi nel massimo riserbo per accertare da chi e per quali motivi siano state utilizzate le informazioni. Ai misteri e alle rivelazioni dello scandalo che ha polarizzato il dibattito per intere settimane la cronista de Il Tempo Rita Cavallaro, insieme a Brunella Bolloli, ha dedicato il libro "Il «verminaio». L'inchiesta sui dossier dell'Antimafia". Ospite a "Igorà tutti in piazza", la giornalista ha fatto il punto del lavoro condotto. "I numeri sono mostruosi, come i fatti, e delineano un verminaio. C'è una sorta di centrale del dossieraggio che si è instillata nel tempio sacro della legalità, la Superprocura ideata da uno degli eroi del nostro tempo, Giovanni Falcone, e che nell'immaginario collettivo dovrebbe mostrare delle pareti di cristallo. Invece, in quelle stanze, un tenente della Guarda di finanza, Pasquale Striano, avrebbe approfittato della sua funzione per effettuare decine di migliaia di intrusioni nel sistema", ha detto.

 

 

L'obiettivo di questa attività di spionaggio? "Non per cercare analisti, ma per spiare vip, imprenditori, politici e gente comune. La quasi totalità sono esponenti del centrodestra, in momenti cruciali della vita democratica del Paese. Dalla formazione del governo di Giorgia Meloni fino a un interesse morboso per le kermesse elettorali della Lega di Matteo Salvini. Mentre la premier cercava la quadra sulla squadra di governo, sono finiti nel mirino quelli che sono diventati ministri", ha continuato Cavallaro. Ma non è tutto perché "questi documenti riservati non sono rimasti lì, ma sono stati condivisi con un team di giornalisti. Nelle carte vengono riportati ben 337 documenti scambiati su WhatsApp tra il tenente e il cronista", ha puntualizzato la cronista. "Nel cuore dello Stato esisteva un bancomat che, invece di erogare denaro, erogava informazioni, ma solo a un gruppo ristretto di persone. Un pezzo di Stato che lavorava contro lo Stato": questa l'analisi avanzata dal direttore de Il Tempo Tommaso Cerno nella prefazione al volume. 

 

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