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Zona Bianca, Capezzone e il vero rischio dei Campi Flegrei: non sono i terremoti

Gabriele Imperiale
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Campi Flegrei: convivere con un rischio perenne è possibile? È la domanda che da settimane affolla la mente dei residenti della vasta area di natura vulcanica che si estende a ovest della città di Napoli e del suo golfo. Convivere oppure no con il rischio sismico: è il dilemma di oltre 800mila persone che vivono nell’area scossa violentemente negli ultimi mesi da numerosi terremoti. A rispondere a questo interrogativo ci ha provato Daniele Capezzone, direttore editoriale di Libero, e ospite di Giuseppe Brindisi e del suo Zona Bianca su Rete 4. “Io sono di cultura liberale e per me essere liberale significa consentire a ciascuno di fare la scelta che preferisce, aiutandolo nella scelta che preferisce, raccontando però tutta la verità e consentendo di fare una scelta informata” esordisce Capezzone. 

 

 

Secondo il giornalista: “C'è una situazione sismica e la si può affrontare – spiega rivolto anche agli abitanti dell’area che lo ascoltano in collegamento – sisma bonus, altri strumenti, aiuti pubblici per gli edifici privati e pubblici. Ed è una questione che va fatta: il governo ci ha messo le mani, ce le metterà meglio eccetera”. “Però se non vogliamo prenderci in giro, ed è una questione che riguarda tutti – continua il suo ragionamento Capezzone – può essere tra un anno, tra 50 o tra 400 anni: lì non c'è solo un problema sismico, c'è il problema di un vulcano attivo”. 

 

 

Direttore che a sostegno delle sue parole, cita Aldo Loris Rossi, architetto italiano ed esperto urbanista: “Era terrorizzato, da campano che amava quella terra, dall’idea di 800.000, forse due milioni di persone alle pendici del Vesuvio – chiosa Capezzone che cita lo stesso Rossi – quando il Vesuvio esplode, la lava arriva al mare e distrugge gli abitati di Torre del Greco, Ercolano, Torre Annunziata e Pompei. Si confonde il rischio sismico con quello vulcanico. Se nel primo caso di terremoto si possono rendere le case antisismiche, nulla si può fare in caso di eruzione esplosiva”.

 

 

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