Toti, la certezza dell'avvocato Taormina: "Soldi tracciati. La collusione non è contestabile"
L'avvocato Carlo Taormina, noto legale, è stato intervistato da Il Tempo sul caso di Giovanni Toti e sulla nuova indagine che riguarda il generale Mario Mori. Queste le sue parole:
Interrogatorio fiume per Giovanni Toti...
«Data la complessità e la pluralità degli episodi, un interrogatorio di questa portata ci sta, è coerente con l’impianto accusatorio. Si tratta sicuramente di un’attività di carattere investigativo da parte del pubblico ministero che ha tenuto conto anche della molteplicità di episodi che sono stati contestati. Penso però che la cosa più importante sulla quale bisogna soffermarsi...».
Prego.
«Per gli episodi, per come sono stati ricostruiti, la fattispecie colluttiva che è oggetto di contestazione non è assolutamente configurabile. Che io versi una somma di danaro e che questa sia, come nel caso di specie, sempre tracciata, già è sufficiente e risolutivo dal punto di vista della configurabilità o meno di un rapporto di causalità, perché la corruzione si basa sul sinalagma, sul do ut des».
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Ma la legge si applica o è un’interpretazione esoterica?
«Qui non è interpretazione esoterica, questo è un problema di ignoranza. Il punto centrale è quello della connessione causale. Loro (magistrati, ndr) fanno questo semplice ragionamento: siccome ieri hai avuto un atto amministrativo e il giorno dopo mi hai versato la somma di X euro presso il mio conto corrente, questo è quanto basta. Non è così, questo è il punto. Il punto centrale è questo della connessione».
Lei è stato amico di Falcone e compagno di corso di Borsellino, non pensa che queste manifestazioni in memoria dopo tanti anni perdano il loro spirito principe dell’antimafia.
«Rispetto agli anni ‘80 fino al Duemila, non c'è dubbio che abbiamo raggiunto dei risultati sul piano del contrasto alla mafia assolutamente di alto livello. Morti per strada, intanto, non ce ne abbiamo più. Ma ormai la criminalità organizzata è criminalità economica che riconduciamo come stereotipo al fenomeno mafioso. Mi pare che il sistema economico sotto questo profilo sia assolutamente omologato, non vedo grandi differenze tra quello che succede al nord e al sud, tra quello che succede nei settori bancari o negli altri settori dell'economia».
In merito all’inchiesta di Perugia, non pensa che tra il Federico Cafiero De Raho componente della commissione Antimafia e il De Raho ex procuratore antimafia possa esserci una sorta di conflitto di interessi.
«A parte il conflitto è veramente un atteggiamento di cattivo gusto sotto tutti i profili dell’opportunità, sicuramente dal punto di vista istituzionale, del rispetto dell’istituzione. Ma che vuole, i magistrati sono abituati a essere in conflitto permanente con lo Stato, con i cittadini, al loro interno, per cui non deve far meraviglia che poi quando passano da un'istituzione all'altra facciano quello che tutti quanti stiamo osservando».
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Il generale Mori, 85enne, di nuovo indagato.
«Mori è un mio fraterno amico. Questo è un altro capitolo di persecuzione giudiziaria che ha sotto di sé una ispirazione politica a forte caratura sinistroide».
Anche il comando generale dell’Arma questa volta si è schierato con lui.
«Beh, si poteva muovere prima, gli hanno fatto passare tutto quello che ha passato con il processo sulla trattativa stato-mafia, che io conosco come le mie tasche e che francamente la pusillanimità di certe istituzioni ha fatto assistere a questo scempio che è stato consumato e che è documentato come scempio dalle sentenze che si sono succedute con la soluzione in Appello e con la conferma della assoluzione in Cassazione che stanno a dire che tutto è stato effettivamente un'autentica persecuzione. Quindi, male hanno fatto i carabinieri a non difendere Mori come avrebbero dovuto farlo, perché non difendendo Mori hanno danneggiato se stessi come istituzione. Mori è veramente uno dei più grossi galantuomini della Repubblica».
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