la solita sfilata

Dal partito di Soumahoro a Ilaria Salis, l'affondo di Cerno a Igorà: l'ipocrisia dei testimonial in politica

La nuova avventura politica di Aboubakar Soumahoro è solo l'ultimo esempio della doppia morale della sinistra e di una tendenza generale della politica. Il parlamentare entrato alla Camera con gli stivali grazie alla trovata di Alleanza Verdi-Sinistra - che poi lo ha mollato dopo gli scandali che hanno travolto moglie e suocera - ha fondato un suo partito, Italia Plurale, per difendere "sfruttati e umiliati". L'operazione è tra i temi toccati nella puntata di mercoledì 22 maggio di Igorà tutti in piazza, il programma condotto da Igor Righetti su Rai Radio 1, che ha intervistato il direttore de Il Tempo, Tommaso Cerno. Il quale parte dal nome del nuovo partito di Soumahoro: "Mi auguro che il plurale che c'è in questo nome non riguardi la sua famiglia, perché se ci rimettiamo dentro la moglie e la suocera questa Italia plurale preferiamo non averla mai vista".

 

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La mossa dell'ex paladino dei braccianti "sembra l'affermazione summa di tutta l'ipocrisia che sta dietro a questo tipo di operazione politica, cioè prendere una persona che a parole rappresenta il simbolo di qualcosa e poi nei fatti rappresenta esattamente l'opposto", afferma Cerno. In quanto a Soumahoro è uno che "bene che vada non sa che cosa succede a casa sua, quindi non si capisce perché dovresti dargli la casa degli italiani, cioè l'Italia". Invece la politica dovrebbe "tornare in una dimensione in cui si dà credito e in qualche modo spazio a chi agisce in politica", argomenta il direttore, mentre anche in queste elezioni europee "si finisce con questa sfilata di testimonial". 

Il paradosso, fa notare Cerno, è che "i candidati di cui si parla sono quelli che politica non l'hanno mai fatta, in tutti gli schieramenti". Abbiamo Ilaria Salis, che "diventa importante perché sta aspettando un processo", ma anche il generale Roberto Vannacci "che è arrivato in politica perché ha scritto un libro. Abbiamo tutto fuorché la politica - conclude il direttore - e poi ci domandiamo perché gli italiani non vanno a votare. Forse perché alle elezioni ci si aspetta di scegliere tra chi politica la fa".