l’intervista
Europee, parla Cecchi Paone: “Schlein, Zan e i gay? Fidatevi, questo Pd è poco credibile”
«L’Europa sta perdendo un grande primato, quello della cultura, la mia idea è unirmi con chi vorrà per portare l’Unione a rilanciare i grandi investimenti in ricerca, scienza, tecnologia, intelligenza artificiale e transizione energetica. Una nuova Macchina del Tempo». È questa la prima battaglia che Alessandro Cecchi Paone candidato con la lista «Stati Uniti d’Europa» vuole portare all’Europarlamento.
Dove l’ha portata la campagna elettorale oggi?
«Sono a Como per rendere omaggio alla tomba di Alessandro Volta perché tutti parlano di auto elettrica ma è stata possibile grazie a un italiano che non ha inventato l’elettricità ma la possibilità di conservarla. La Tesla funziona grazie a Volta ma nessuno se lo ricorda, Musk dovrebbe venire anche lui a rendere omaggio. Poi sono andato alla mostra di Plinio Il Vecchio morto perché troppo curioso e volle vedere da vicino l’eruzione del Vesuvio. Lui diceva una cosa fondamentale: arte e scienza sono la stessa cosa, cultura e tecnica sono la stessa cosa. Da quando abbiamo dimenticato questa lezione è iniziato il declino».
Cecchi Paone quanto costa una campagna elettorale?
«Io so che per chi non è famoso e deve far sapere che esiste ed è candidato ci vogliono 50mila euro per avere qualche chance. Per fortuna non è il mio caso perché che esisto si sa e che sono candidato con gli Stati Uniti d’Europa pure. La riflessione però è inevitabile: possibile che la rappresentanza popolare debba essere riservata ai ricchi o a chi contrae dei debiti legittimi o illegittimi che siano? Dobbiamo ripensare questo meccanismo o diventeranno delle camere elettive destinate ai famosi o ai ricchi, due categorie che si sovrappongono spesso».
Per questo c’è anche chi vorrebbe riesumare il finanziamento pubblico ai partiti?
«Come radicale non posso essere favorevole visto che siamo stati fra quelli che hanno voluto il referendum per abolirlo. Il finanziamento pubblico serviva a garantire che chiunque potesse cimentarsi nella competizione elettorale, poi abbiamo scoperto che nel pieno dei finanziamenti pubblici ai partiti c’era il pieno di tangentopoli».
Perché la comunità Lgbtqia+ non vota più compatta a sinistra?
«Ci sono due ragioni: la prima è che non hanno una cultura come noi radicali e liberali, per cui noi non diciamo le cose ma le viviamo sul nostro corpo e nella nostra vita. Se tu fai vedere che le cose non le dici ma le fai magari non tutti sono d’accordo ma ti rispettano e ti credono. Non voglio parlare male di nessuno visto che sono anche amici ma a sinistra usano fare convegni, congressi e manifestazioni ma nessuno fa testimonianza come faceva Pannella. La gente si è stufata delle parole».
Questo è il primo motivo. Il secondo?
«In tutto il mondo la battaglia sui diritti civili ha vinto e vince perché è trasversale. I primi grandi provvedimenti europei sulle unioni di fatto, che poi sono diventati matrimoni egualitari, sono stati fatti dai conservatori britannici. Ma lo stesso fece Aznar in Spagna. È stata una battaglia trasversale e fatta per prima dai conservatori. Personaggi illuminati come Franco Grillini lo hanno capito, altri pensano ancora che sia una battaglia solo della sinistra. Quando Berlusconi volle farmi presentare alle Europee del 2004 feci coming out sotto la bandiera di Forza Italia e presi quasi 40mila voti nelle file di un partito che all’epoca era ancora meno libertario di oggi. In una lista che era piena di cattolici di destra».
Nel prossimo Parlamento Europeo potresti trovarti seduto accanto a Salis e Vannacci, chi preferisce?
«Emma Bonino».