Ilaria Salis, il giallo della cauzione: il padre l'ha pagata ma non è arrivata ai giudici

Rita Cavallaro

La vedremo di nuovo in catene Ilaria Salis, nella prossima udienza di venerdì. Perché la giustizia ungherese, schiava di Orban, si sa quanto sia lenta e, a una settimana dalla concessione dei domiciliari, tiene ancora chiusa in cella la candidata di Fratoianni & Co. Il tutto nel più totale menefreghismo del governo italiano, che non solo non si è offerto di pagare la cauzione di Ilaria, ma che non si starebbe interessando abbastanza alla scarcerazione dell’aspirante europarlamentare Avs. È questa la nuova puntata della saga «Salis», da seguire appassionatamente grazie agli aggiornamenti da campagna elettorale del padre dell’attivista, detenuta da 15 mesi a Budapest con l’accusa di aver aggredito dei manifestanti nel Giorno dell’onore.

Ieri Roberto Salis ha spiegato che «non sappiamo ancora quando uscirà, potrebbe essere nei prossimi giorni o anche settimana prossima e quindi venerdì potrebbe ancora essere detenuta in carcere. E quindi verrà portata in aula in catene». Insomma, nella stessa posa del manifestato elettorale affisso ovunque da Avs, sul quale campeggia l’immagine di Ilaria con i ceppi in tribunale e la domanda retorica «è questa l’Europa che vogliamo?». Certo che no, senza contare che l’Ungheria, oltre al regime, deve avere dei problemi anche con la digitalizzazione e i sistemi bancari. «Non è ancora arrivato il bonifico in Ungheria- ha sottolineato Salis -stiamo aspettando che questo avvenga e che ci sia un interessamento dell'ambasciata per garantire sul fatto che tutti i documenti sono pronti».

 

Nonostante papà Roberto non perda mai occasione di polemizzare con il governo Meloni, la causa del ritardo nella scarcerazione non è legata a documenti non ancora prodotti dalla nostra diplomazia, ma ai soldi della cauzione. L’importo, equivalente a circa 40mila euro, è già stato versato dal padre agli avvocati che, a loro volta, devo trasferire il denaro nelle casse dell’Autorità giudiziaria ungherese, la quale, ricevuta la cauzione, disporrà immediatamente i domiciliari per Ilaria. Di conseguenza, la maestra apparirebbe in tribunale senza catene, venerdì. Ma gli avvocati, quella cauzione, tardano a depositarla, seppure l’operazione sia garantita e già tracciata nel circuito bancario.

«Ci possono volere da 3 a 10 giorni, quindi non sappiamo davvero quando uscirà», ha detto l'avvocato ungherese Gyorgy Magyar, con uno stile meno battagliero di quando l’ordine di scuderia era quello di liberare Ilaria a tutti i costi. Tanto più se, in occasione dell’udienza di venerdì ancora in manette, la campagna elettorale entrerà nel vivo, con l'iniziativa social #iostoconilaria «a cui tutti possono contribuire, postando il loro messaggio sui social», ha annunciato Roberto Salis, che si è detto «molto felice di questa mobilitazione di solidarietà. È rassicurante sapere che esiste ancora una parte della società che manifesta per i diritti umani».