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Omnibus, cosa cambia dopo la richiesta di arresto per Netanyahu

Gabriele Imperiale

All’indomani della richiesta di arresto per le leadership di Israele e Hamas per "crimini di guerra e contro l'umanità" cosa cambia in Medio Oriente? A rispondere a questa domanda sono stati il professore dell’Università di Trento, Pejman Abdolmohammadi, e Nello Scavo, inviato di Avvenire. Ospiti di Edgardo Gulotta e del suo Omnibus su La 7, i due hanno parlato di ciò che avverrà in Medio Oriente dopo la richiesta del tribunale internazionale. “E’ uno shock, è uno shock non fortissimo. Però per la prima volta lo stesso governo israeliano, e l'opinione pubblica israeliana, sente una pressione che prima non aveva sentito – esordisce Abdolmohammadi - Dall'altra parte i tre leader di Hamas, anche loro in questo momento bisogna che stiano più attenti. Se dovessero andare in giro potrebbero benissimo essere arrestati". Dopo aver sottolineato come le due leadership non vadano messe sullo stesso piano, vista la natura terroristica di Hamas e quella democratica dell’esecutivo di Tel Aviv, il professore dà una diversa chiave di lettura sul destino del Medio Oriente. “Il Medio Oriente ha bisogno di una nuova elite – spiega – l'elite mediorientale, non solo Israele e Palestina, deve andare verso un cambiamento, altrimenti non si arriverà a una soluzione e si rischia una guerra più a scala globale”.

 

 

 

 

 

Nello Scavo, invece, mette l’accento su altri punti: “Non c'è la soluzione politica. Anche esponenti del governo israeliano nei giorni scorsi avevano intimato una sorta di ultimatum a Netanyahu, chiedendogli di formulare un piano per Gaza entro l’8 di giugno – spiega il giornalista – Questo per far capire come vi siano attenzioni, scontri, anche incertezze interne". Il problema per Scavo è che “si cerca di interpretare le scelte della giustizia internazionale a seconda delle ricadute politiche che potrebbero eventualmente avvenire e per l’inviato ci sarebbero due importanti risvolti nella vicenda: “Al momento si tratta di una richiesta di arresto che deve essere eventualmente convalidata dal tribunale – e poi – la modalità con cui eventualmente poi si dovrà procedere".

Il perché è presto spiegato: “C'è un paradosso che è molto trascurato in queste ore – dice Scavo –  Israele non è Paese membro della Corte penale internazionale, ma nonostante questo la giustizia ha potuto agire perché i crimini, presunti crimini, vengono commessi sul territorio palestinese”. Ciò comporta che la Palestina “avrà la responsabilità di provare a catturare i capi di Hamas per consegnarle alla giustizia internazionale – dice – l'Autorità nazionale palestinese fino a questo momento non ha espresso alcuna parola, un commento sulla richiesta di mandati di cattura". Questa eventualità secondo Scavo potrebbe essere “deflagrante” e il giornalista chiude il suo intervento con una riflessione sul piano internazionale che lui stesso definisce “polemica”: “Quando si è trattato di esprimere un mandato di cattura nei confronti di Vladimir Putin, vi è stata una sorta di ovazione internazionale. Quando adesso si tratta di perseguire allo stesso modo, per diversi reati, diverse contestazioni la leadership israeliana, vedo invece un fortissimo imbarazzo e contestazioni piuttosto virulente”.