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Aviaria, il virus potrebbe "mutare e fare il salto di specie": l'avvertimento di Bassetti
La circolazione sempre più stabile del virus dell’influenza aviaria H5N1 nei mammiferi oceanici come "leoni marini e foche" è "preoccupante". Ma "soprattutto a preoccupare me, come la comunità scientifica internazionale, è che questo virus è arrivato agli animali di allevamento come le mucche da latte" colpite da un’epidemia negli Usa. Mucche che, "si è scoperto in uno studio, hanno un particolare recettore per l’influenza uguale a quello di alcuni uccelli e anche dell’uomo. Questo può voler dire che le mucche infettate potrebbero fungere da serbatoio in cui l’H5N1 impara a mutare in modo da riuscire a fare il salto di specie e contagiare più facilmente le persone". Lo ha spiegato all’Adnkronos Salute Matteo Bassetti, direttore della clinica di Malattie infettive del Policlinico San Martino di Genova, commentando la ricerca dei Cdc americani sulle foche morte di aviaria in Canada, nel Quebec.
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"Purtroppo - ha ribadito l’esperto - l’H5N1 non ha più niente a che vedere con quel virus che oltre 30 anni fa colpiva le anatre selvatiche. Di aviario ormai ha molto poco", ha avvertito. "Ha fatto tantissimi giri, ma soprattutto si è spostato da una parte all’altra del globo passando dal Sudest asiatico al continente nordamericano, Stati Uniti e Canada, dove evidentemente è arrivato a interessare i mammiferi e questo dato è preoccupante. È per questo che le autorità americane non sottovalutano più il fenomeno - ha evidenziato Bassetti - e hanno stanziato oltre 200 milioni di dollari per tentare di bloccare la diffusione dell’influenza aviaria", mentre "i Cdc hanno innalzato il livello di allerta e di controllo per i casi di H5N1". Dallo studio che indica nelle mucche un recettore per i virus influenzali simile a un recettore umano, un lavoro apparso sulla piattaforma pre-print ’bioRxiv’ e firmato da scienziati statunitensi e danesi, arriva "un dato molto molto importante", ha rimarcato l’infettivologo. "Io credo - ha concluso - che si debba tutti insieme iniziare a parlare con più insistenza dell’importanza dell’H5N1 come possibile minaccia per la popolazione mondiale.