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Migranti, l'Europa guarda al modello italiano. Cerno: "Tenere fuori le vittime dei criminali"
A circa 48 ore dal via libera definitivo da parte del Consiglio dell’Unione Europea, l’organo in cui siedono i rappresentanti dei governi dei 27 paesi membri, al nuovo Patto su migrazione e asilo, che si compone di dieci atti legislativi e che modifica in parte il cosiddetto “regolamento di Dublino”, ovvero la principale norma europea che regola la gestione di migranti e richiedenti asilo, l’Italia e altri 14 Paesi Ue hanno inviato una lettera alla Commissione europea, nella quale suggeriscono "l’esame della potenziale cooperazione con i Paesi terzi sui meccanismi di hub di rimpatrio, dove i rimpatriati potrebbero essere trasferiti in attesa del loro allontanamento definitivo". La strada indicata da Giorgia Meloni è quella giusta. Parlano i fatti. Il modello Ruanda per i rimpatri, invece, è "fallimentare" e "claudicante". È stato questo uno dei temi caldi lanciati sul tavolo del dibattito al Tg4. Il direttore de Il Tempo, Tommaso Cerno, ha esordito così: "C'è una profonda differenza".
"Il modello Ruanda è portare via dall'Inghilterra molte persone. Quello che il governo italiano invece ha fatto è togliere l'idea dell'Europa politica, diversa da come è stata progettata e che ha portato i cittadini italiani a dire 'Che cosa sta succedendo? Cos'è la verità su tutto questo?', a una visione dell'Europa continentale, di quei Paesi che vogliono entrare in Europa e che oggi possono aiutarci a capire chi sta arrivando prima che sia già arrivato", ha spiegato. Quali sono, dunque, gli obiettivi? "Arrivare a portare in Europa le persone che possono venirci e che hanno ragione di venirci e che sappiamo come gestire e invece tenere fuori chi non ha diritto di venirci o chi è vittima di meccanismi criminali che vanno fermati", ha detto Cerno. Pochi speravano nel successo del piano del premier italiano. "Ovviamente tutti hanno detto 'L'idea l'ha avuto l'Italia e non funzionerà. E invece, stiamo vedendo, che dopo quindici anni di promesse, qualcosa lentamente cambia. Gli altri Paesi europei iniziano a dire 'Perché non facciamo come loro e creiamo un'Europa più grande?", ha aggiunto il direttore.