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Chef Rubio massacrato di botte. “Terrorismo e mafia”, chi accusa: immagini choc

Luca De Lellis
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Il conflitto israelo-palestinese assume contorni sempre più concreti e drammatici anche nel nostro Paese. Le manifestazioni, come abbiamo avuto modo di vedere in questi mesi, mostrano toni sempre più estremisti. Parte dell’Italia, infatti, si è spaccata tra chi sostiene acriticamente la causa filopalestinese e chi abbraccia in maniera vorace la difesa aggressiva di Israele. A farne le spese è stato Gabriele Rubini, in arte Chef Rubio, attivista pro-Palestina, che nella notte tra mercoledì e giovedì ha postato su “X” un video raccapricciante, che lo ritrae completamente insanguinato in volto, con una ferita piuttosto visibile al capo. Il cuoco, nel filmato, racconta di essere stato aggredito, a Roma, da alcuni individui che lo hanno aspettato di fronte alla sua abitazione. Sicuro dei colpevoli, Rubio non ha esitato un secondo nell’accusare un gruppo di terroristi, ebrei sionisti: “Mi hanno aspettato fuori casa in sei e hanno bloccato il cancello elettrico per massacrarmi di botte”.

 

 

L’aggressione barbara è avvenuta in una ricorrenza significativa per il mondo arabo: il 15 maggio di 76 anni fa, infatti, si registrava - a seguito della guerra civile 1947-48 tra la comunità ebraica e quella araba di Palestina, sfociata in un altro conflitto tra Israele e gli Stati arabi limitrofi – l’esodo palestinese. Forse solo un caso, ma tant’è. Intanto Chef Rubio ha continuato a documentare le peripezie della sua notte infernale su “X”, con una serie di post nei quali prosegue l’accusa nei confronti del “terrorismo, della mafia sionista e dei suprematisti ebraici che si sentono intoccabili, ma che da ora in poi non lo saranno più”. Per lui si è trattato “di una spedizione punitiva di 6 sionisti che, armati di martello, hanno provato a farmi la pelle”. Il tutto, condito da immagini della sua auto con i vetri in frantumi e schizzi di sangue sparsi un po’ ovunque. I danni fisici non sono stati roba da poco, spiega il cuoco, che ora si trova però in discrete condizioni, a parte l’occhio destro visibilmente gonfio: “Grazie a tutte e tutti per il sostegno. Alla fine, punti in testa dove mi hanno dato la martellata, tagli ed escoriazioni dove mi hanno preso a mattonate, frattura dell’orbita facciale dove sono finiti i 60 pugni mirati, e si ricomincia”. 

 

 

Messaggi di vicinanza sono arrivati anche dai movimenti studenteschi pro-Palestina che campeggiano per protesta davanti alla sede dell’Università La Sapienza della Capitale. “Dalle tende contro il genocidio in Sapienza esprimiamo la nostra massima solidarietà a Chef Rubio preso di mira e aggredito da una squadraccia sionista. I giornali, la Crui, il Governo hanno dato a noi studenti e a chi protesta per la Palestina dei violenti, degli aggressori e degli intolleranti: una falsa narrazione che prova a ribaltare una realtà più che evidente. Il terrorismo sionista agisce impunemente da decenni con la connivenza di tutte le istituzioni di questo Paese che, governo dopo governo, ha continuato dandogli sostegno militare, ideologico e politico”. Insomma, per Chef Rubio abbiamo assistito a una vendetta in piena regola per arginare il suo attivismo filopalestinese. Attivismo che, tra l’altro, gli ha dato più di qualche problemino legale, dato che il Tribunale di Roma tempo fa gli ha imposto la rimozione di alcuni post definiti “antisemiti”. Un epilogo cruento. Lo specchio di un conflitto, anche ideologico, che non accenna a placarsi.

 

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