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Fedez, scatta l'abiura di Repubblica: paragonato all'odiato Vannacci

Dopo l'inchiesta sulle notti milanesi, il pestaggio di Cristiano Iovino e i legami con gli ultras, per Fedez scatta l'abiura. A scaricare l'antico paladino, accostato addirittura all'"odiato" Roberto Vannacci o agli antagonisti dei centri sociali, è Repubblica. Un articolo di Stefano Cappellini sottolinea il cinismo tutto televisivo del rapper quando vestiva i panni del giudice di X Factor, ma che "in trentaquattro anni ha già cambiato più pelli che attici". Gli inizi burrascosi, caratterizzati dalle canzoni omofobe e quello che oggi definiremmo linguaggio d'odio, erano stati presto dimenticati dalla stampa progressista, perché il rapper attaccava Matteo Salvini prima, Giorgia Meloni poi. Ma il pandoro-gate che ha travolto la forse ex moglie Chiara Ferragni ha iniziato a cambiare il quadro. Il liberi tutti è scattato con l'inchiesta milanese di questi giorni.  

 

Ora gli viene rinfacciato tutto, anche quando annunciò di voler comprare una barca per salvare i migranti in mare: "Sicuramente non mentiva sulle buone intenzioni ma nemmeno trascurava il business model, perché i salvataggi su Instagram funzionerebbero bene per vendere patatine o smalti o, più difficilmente, dischi", si legge nel commento. Poi si passa al punto, il "romanzo maranza" della notte folle del rapper, di cui "colpiscono due cose arcitaliane. La prima è che lui, parlando al Salone del libro dell’inchiesta aperta sul suo conto dopo la spedizione post discoteca, con i giornalisti si è lamentato così: «State scrivendo di questa storia invece di scrivere di Gaza». Qui c’è Fedez, c’è l’Italia nostra, c’è Askatasuna che incontra Vannacci, perché da una parte vorrebbe suonare come un’accusa politica e morale, vi occupate di stupidaggini per oscurare le cose serie; dall’altra è chiaramente l’eco di un qualunquismo genetico, è l’autoassoluzione italica". Insomma, scaricato.