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Fedez e Ferragni "svelati" dalla vita reale. Mello: la parabola tra inchieste e bravate

Christian Campigli
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«Per anni abbiamo visto la famiglia Mulino Bianco 2.0. Tutto questo stride con la cronaca di queste ore: si parla di risse nei locali, di guardie del corpo, di aggressioni. Ancora una volta, emerge una distanza notevole, uno scollamento, tra la realtà mediatica dei social e quella della vita reale». Federico Mello, oltre a essere un giornalista di Radio Rai, è autore del libro "Essere Chiara Ferragni, una biografia non autorizzata", ed è considerato il massimo esperto dei Ferragnez.

La parabola di Chiara Ferragni è definitiva o ci saranno nuove sorprese?
«Magari arriveranno altre sorprese, ma io penso che la parabola sia compiuta. Ferragni è stata una buona interprete degli anni 10 di questo secolo, dell’egemonia dei social network, dell’impazzimento per cui l’unico valore di un brand, di un prodotto, di un modello, di un esempio, sembrava essere il numero di like e il numero di follower. Non credo abbia mai avuto grande talento Ferragni, se non quello di interpretare al meglio la sua fama, e cavalcare l’onda di un marketing che l’aveva trasformata in una regina mida per cui tutto ciò che toccava diventava oro: i prodotti sponsorizzati andavano subito sold out, le aziende in cui entrava in cda crescevano in borsa. Ma di solido c’era poco: Ferragni vendeva la sua immagine e quando questa è andata in frantumi non ha avuto alternative da proporre. Anche perché, non dimentichiamolo, quello di cui è accusata ha la sua gravità: utilizzare dei bambini malati per potere vendere quanto più possibile il suo prodotto, a cominciare dal pandoro, per guadagnare più soldi possibile. Grave, ancora di più, per chi ha calcato in modo superficiale un "impegno" progressista e "femminista" che non costava niente in termini di impegno ma rendeva molto dal punto di vista commerciale».

In questi giorni è scoppiato il caso del noto personal trainer Cristiano Iovino, aggredito sotto casa la notte tra il 21 e il 22 aprile in via Marco Ulpio Traiano a Milano da un gruppo di persone. Due vigilantes del complesso residenziale dove il 37enne romano abita a Milano avrebbero riconosciuto Fedez nel gruppo. Lei che idea si è fatto?
«Non ho sufficienti informazioni per sapere cosa sia successo e quale sia il suo coinvolgimento. Ho sentito lui che sminuisce la portata dell’aggressione, "non era un massacro". Non so. Però stride vedere la sua immagine coinvolta in questioni del genere. Avevamo visto il fedez cantante commerciale, il ragazzo cafone che si vanta della sua ricchezza, anche il giovane in crisi esistenziale che ha lottato con coraggio contro un brutto male.
Però il ruolo in cui Fedez aveva investito di più in questi anni era quello di spalla nella favola Ferragnez. E mentre sui social i due Ferragnez sono sempre stati senza filtri, spudorati, perfino spettacolarizzando la vita dei figli, quando invece si parla di realtà sono reticenti e silenziosi. Un’altra contraddizione, molto prevedibile tra l’altro».

Si vocifera di un riavvicinamento della coppia, è uno scenario credibile?
«Non credo. D’altronde i due in fin dei conti sono sempre stati molto diversi, lui ragazzo del popolo, con anche un certo talento nel sapere usare la parola nelle sue canzoni, nelle sue provocazioni, nel suo podcast; mentre lei io l’ho sempre vista come la borghese fashion victim interessata solo alla moda, anzi meglio, ai capi firmati, e alla sua immagine fotografata ossessivamente. In varie occasioni mi è capitato di dire che ero sicuro si sarebbero lasciati prima o poi. Certo, colpisce che lui ha lasciato lei appena è emersa una difficoltà. Un partner che abbandona la nave appena comincia ad affondare non ci fa una bella figura».

Ferragni negli States?
«Non lo so, certo potrebbe essere un nuovo inizio, una fresh start, come dicono gli americani. Non dimentichiamo però che Ferragni non è molto conosciuta negli States, ha un decimo dei follower di una qualsiasi Kardashian. In più alla fine la domanda rimane sempre la stessa: Chiara che sa fare? Sa lanciare mode? Non è successo. Sa disegnare abiti?». Nel pomeriggio di ieri Fedez è intervenuto al Salone del Libro di Torino dove, ha puntano il dito contro l’informazione, che «si occupa delle cazzate che fa di notte Fedez. La stampa riveda – sentenzia il rapper – le sue priorità e non giochi a fare l’influencer». Mentre sul conflitto in medioriente ha sentenziato: «Non ho alcun problema a parlare di genocidio e di non sentirla come una posizione ideologica. È un dato obiettivo per me».

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