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Don Patriciello ha paura: “Da De Luca parole fuori luogo, alimentano i bulli. Ora sono spaventato”

Edoardo Sirignano
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«Le parole di De Luca sono del tutto fuori luogo, ma soprattutto mi spaventano. Vivo sotto scorta in un quartiere pericoloso e con un certo linguaggio si alimentano quei bulli per cui sono sotto scorta». Così don Maurizio Patriciello, il parroco di Caivano, replica al governatore De Luca che lo definisce il «Pippo Baudo con la frangetta» solo perché invitato a un tavolo sulle riforme.

Si aspettava un attacco così diretto?
«Assolutamente no! Nel passato il governatore ha sempre avuto stima nei miei confronti e manifestato apprezzamento per il mio lavoro, soprattutto per quanto riguarda la Terra dei Fuochi. Oggi mi rendo conto che il problema è un altro»

Quale?
«Probabilmente non gli va bene il fatto che c’è un esecutivo che si distingue per la sua concretezza. Non penso, infatti, che quella di De Luca sia una bordata nei miei confronti, ma piuttosto verso la destra che è a Palazzo Chigi. Detto ciò, non riesco a comprendere perché mi abbia tirato in ballo. Sono solo un prete che svolge un lavoro di supplenza, laddove lo Stato non c’è. Non vedo l’ora di tirarmi indietro. Se gli altri, però, non occupano il posto che dovrebbero, qualcuno lo deve fare».

Un’istituzione dovrebbe pensare innanzitutto alla sua incolumità?
«Non voglio essere difeso, ma neanche attaccato gratuitamente. Chiamare una persona Pippo Baudo, poi, cosa significa? Stiamo parlando di un gran signore, un artista italiano. De Luca si è lasciato prendere la mano, senza rendersene conto. Spero di poterlo incontrare per chiarire».

 



Cosa vorrebbe dirgli?
«Un anno fa De Luca disse che a Caivano lo Stato non c’era. Se non c’è, però, bisogna riportarlo o è meglio lasciare tutto fermo? Ho solo scritto una lettera al presidente del Consiglio, oggi Giorgia Meloni, come feci in passato con Renzi e Conte. Null’altro. La differenza è che stavolta c’è stata una risposta».

Quale il suo rapporto con la premier?
«Chi si impegna per il mio quartiere è amico. Se hai un figlio, che è grave e lo porti in ospedale, a te serve un medico bravo. Non ti stai a chiedere se crede in Dio, è musulmano o ateo».

Palazzo Chigi si sta adoperando per Caivano?
«A febbraio sono arrivati 240 avvisi di sgombero. Stiamo parlando di più di cinquecento persone, tra cui bambini, anziani e ammalati. Sono il loro parroco. Devo pormi una domanda nei loro confronti. Sia da parte del governo, che dal grande prefetto che abbiamo avuto a Napoli, ho trovato collaborazione. Qualcuno dimentica che la gente quando è esasperata è pericolosa e non tutti sono onesti».

 



Quale la situazione attuale al Parco Verde?
«Pur essendo da solo in un quartiere difficile, ci sto con gioia e cerco di fare il possibile. Non dico aiutatemi, ma almeno non danneggiatemi. Se mi irridi in questo modo, mi metti alla berlina. Stai dicendo ai camorristi che mi hanno messo la bomba due anni fa di andare avanti».

Prima di questo esecutivo, qualcuno si era impegnato in maniera così determinata?
«L’unico impegno serio l’ha preso Meloni il 31 agosto e lo sta portando a termine. Mi rendo conto che a quelli del partito avverso non piace, ma sono i fatti. Sono un sacerdote e mi faccio tagliare la lingua per la verità. Se devo dire che non è avvenuto niente, sto mentendo. Dopo quaranta anni di abbandono assoluto, sta avvenendo qualcosa di bello, anche se nessuno ha la bacchetta magica. È sotto gli occhi di tutti».

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