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Fabio Fazio, affondo contro la Rai: "Io non compatibile". Ma cosa gli scappa subito dopo

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Fabio Fazio rivendica il successo di Che tempo che fa sul Nove dopo l'addio alla Rai e il passaggio a Discovery. All'epoca aveva annunciato più volte che non avrebbe mai detto una parola contro il servizio pubblico per cui ha lavorato decenni, ma gira gira il conduttore torna sempre lì... In una intervista a Repubblica dove rivendica gli ascolti altissimi e sminuisce con iperbolica modestia il suo ruolo ("il punto di forza del programma è Luciana Littizzetto") Fazio risponde a una domanda sul caso legato al monologo di Antonio Scurati saltato nella trasmissione di Serena Bortone e sugli "scioperi sabotati" (sic): "Sono uno di quelli non compatibili con la nuova narrazione. Ricordo sempre che il mio contratto non fu rinnovato da chi c’era prima e da chi è arrivato. Da quanti anni si dice che la Rai deve trovare un’autonomia dalla politica? Da sempre. Invece è connessa, ed è sempre più complicato", afferma il conduttore ligure.

 

Ma è lo stesso Fazio ad ammette, subito dopo, di non aver subito pressioni politiche: "Riceve telefonate dai politici?", gli viene chiesto. E lui: "Grazie a Dio nessuna. Ma non le ricevevo neanche prima (...). La Rai ha molte regole a cui attenersi ed è molto più sensibile alle proteste. Forse le ricevevano altri". 

Tornando al programma, Fazio rivela che invita Giorgio Armani da anni ma lo stilista milanese, che "al di là del successo planetario, ha una storia umana meravigliosa, esemplare, che mi piacerebbe venisse a raccontare", rifiuta. Sull'intervista a Chiara Ferragni che molto ha fatto discutere per il tono assolutorio si difende: "Non credo che si potesse fare diversamente. Mi interessava ancora capire come la più grande influencer, una domatrice dei social, abbia potuto commettere una leggerezza così grande. È l’aspetto che umanamente mi incuriosisce di più. Se ci sono profili di responsabilità non sono io a stabilirlo. Non ci si poteva aspettare che avrebbe fatto un’ammissione di colpa o un’autoassoluzione. E l’accanimento continuo mi sembra eccessivo", dice Fazio. 

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