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Piero Fassino "simbolo del Pd", Sorgi rivela: perché Schlein non ci mette la faccia

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La personalizzazione della campagna elettorale in uno scontro tra Giorgia Meloni ed Elly Schlein non c'è. Forse non ci sarà neanche il confronto diretto in tv, ipotizza Marcello Sorgi sulla Stampa di giovedì 9 maggio. L'editorialista fa notare che in queste elezioni europee "Fratelli d'Italia punta chiaramente sul 'brandì Giorgia (anche se localmente i faccioni dei candidati si riaffacciano). E con uguale chiarezza sceglie come primo avversario il Pd", partito leader della sinistra "che ha come simbolo (evidente caduta di stile) Fassino beccato – in una vicenda ancora da chiarire – con una boccetta di profumo in tasca al duty free dell'aeroporto". Insomma, Piero Fassino al posto di Schlein come "volto" della campagna dem...  Sorgi afferma poi che il secondo avversario di Meloni e FdI sono "conduttori tv come Gruber, Formigli, Fazio con l'aggiunta di Littizzetto, in tutto e per tutto assimilati all'odiata sinistra".

 

E il Pd? Il "partito plurale" ha "convinto/costretto la Schlein a non puntare sul personalismo, rinunciando a scegliere la segretaria come donna simbolo della campagna". E così le immagini usate sono generiche, corsie di ospedali, runner e via dicendo (unica eccezione il volto del "nemico" Roberto Vannacci pubblicizzato con la scritta "Ignoratelo!"...). Insomma, "se la Schlein è candidata perché può incrementare il risultato finale, chi dice di uno chi dice di due e anche più punti percentuali, non si capisce perché la facciano correre con una gamba legata dietro la schiena. O forse sì, s'intuisce: anche grazie alla Schlein, il Pd deve crescere, ma non troppo, diciamo non oltre il 20 per cento. In modo che dopo il 9 giugno il sinedrio dei capicorrente possa decidere tranquillamente se è finita la stagione della segretaria", argomenta Sorgi. In sintesi, i "cacicchi" vogliono poter staccare la spina a Schlein quando meglio credono. 

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