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Vannacci, così Vittorio Feltri smaschera le élite: "Come volevano liquidarlo"

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Il generale Roberto Vannacci "ha avuto il merito di dar fiato, con prosa decente e argomentata, a idee alternative a quelle della crème" e dei "Parrucconi", scrive Vittorio Feltri sulla prima pagina del Giornale di domenica 5 maggio. Il direttore editoriale fa notare che non c'è "un solo intellettuale, imprenditore, consigliere di amministrazione, giornalista da torre d’avorio, insomma qualcuno della cosiddetta classe dirigente, che abbia detto: «Io lo voto», o magari anche solo avere, con prudenza, buttato lì che il famoso libro vannacciano Il mondo al contrario contiene tante buone ragioni per essere stato un successo, tra cui una banalissima che faccio mia: dice parecchie verità".

 

Insomma, "la popolazione è assai diversa dall’idea di popolo che si sono costruiti nella loro testa Schlein e compagni, e inaspettatamente non è affatto rassegnata a lasciarsi espropriare il cervello da lorsignori progressisti", spiega Feltri, "i quali non riuscendo a sbarazzarsi razionalmente delle considerazioni dei conservatori, le qualificano come indegne di essere considerate umane". Insomma, l'opposizione e gli esponenti dell'élite "pensavano di essere riusciti perlomeno a liquidare Vannacci come impresentabile nelle liste", ma così non è stato perché Matteo Salvini lo ha candidato come indipendente con la Lega. Questo non ha fermato, ovviamente, i critici. Vannacci è stato "sottoposto a trattamenti di chirurgia plastica, alternativamente deformandolo burlescamente come lo scemo del villaggio oppure mostrificandolo quasi fosse un velociraptor che mangia trans e africani, compresi i bambini, e poi ne sputa gli ossicini".

 

Detto questo, il direttore ribadisce che "neanche io voterò Vannacci, e l’ho già scritto: non ci posso far niente se provo un’attrazione per Giorgia Meloni, e non nel senso di qualcosa ormai disperso nelle memorie del millennio scorso, ma intendendola come un salvagente di libertà".  

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