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Fico va nel suo vecchio feudo elettorale, il vaffa se lo prende lui: "Via, vergogna"

Claudio Querques
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Nel 2018 fa scelse Bagnoli  per festeggiare il suo successo personale e quello dell’ M5S. “Non chiamatemi onorevole, resterò sempre uno di voi ”, si schernì, brindando con quelli  del suo Meet-up  Non sapeva che le sorprese non erano finite e che di lì a poco sarebbe diventato presidente della Camera dei deputati. Un miracolato, Roberto Fico. Ieri, politicamente un’era geologica dopo, l’ex presidente ha fatto appena in tempo ad allontanarsi prima che la situazione precipitasse. Insulti, urla, gesti espliciti, applausi ironici, con gli agenti della polizia pronti a schierarsi per evitare che la tensione sfociasse in violenza. Una contestazione in piena regola in quello che fu il suo bacino elettorale. Con  un invito eloquente, estendibile ai collaboratori: “Iatevenne!”, che tradotto vuol dire “andatevene, a Bagnoli non vi vogliamo”. Seguito dal coro: “Vergogna! vergogna!  Siete venuti qui per un voto...”. 

 

È la legge del Vaffa. Invettive  che fanno giri strani ma poi  ritornano al punto di partenza. Bagnoli vuol dire Italsider, licenziamenti, nuove povertà. E da qualche tempo anche paura per il Western che si scatena la sera. Fico, 49 anni - rigogliosa capigliatura sale e pepe, napoletano di Posillipo, l’ufficio a Montecitorio generosamente concesso agli ex presidenti della Camera sempre occupato in pianta stabile - non l‘aveva previsto: ritirata strategica, scorta in allerta. 

Era stato lui ad avere l’idea: convocare venerdì scorso, alle 19.30, un flashmob ai Campi  Flegrei dopo l’accoltellamento di due minorenni in un locale. L’ennesimo episodio di una lunga serie.   “Per vivere con sicurezza le nostre strade e contro la criminalità”, si legge nella locandina ancora affissa nelle strade per promuovere l’evento. Al quale hanno aderito molti amministratori locali ma anche politici di spicco come Sergio Costa, vice presidente M5S alla Camera, la senatrice Ada Lopreiato,  la deputata Marianna Ricciardi. Ognuno si è preso la sua quota di fischi, compresa l’assessora allo Sport del Comune di Napoli Emanuela Ferrante.   

La contestazione è partita da un nutrito di  cittadini e di negozianti furibondi. La zia di uno dei ragazzi feriti era tra i contestatori ed è stata trattenuta a stento dagli agenti: “La politica doveva intervenire prima, se chiudevate quel locale tre mesi fa non sarebbe successo niente…”.  Tre mesi fa le elezioni europee era  ancora lontane.

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