intervista
Vannacci choc: "Sto al fianco di Di Mare, molti dei nostri soldati malati e poi morti così"
«Sono immagini che mi hanno fatto male, perché non ci si può ammalare, ed in modo grave, per aver svolto il proprio lavoro ma senza conoscere i rischi ai quali si andava incontro». Sono passate da pochi minuti le nove del mattino quando riusciamo a parlare col generale Roberto Vannacci. «Sono in treno, sto andando a Roma, proviamo a farla (l'intervista, n.d.r.) ora, speriamo non cada la linea».
Lei in passato si è occupato e molto di uranio impoverito. Che ha provato guardando le immagini di Franco Di Mare, inviato di guerra per la Rai, ammalato di uno dei più aggressivi tumori, il mesotelioma?
«Ho provato tanto dolore e tanta empatia. Dolore perché non è giusto, non si può accettare che un uomo muoia perché sta svolgendo il proprio lavoro e non è consapevole dei rischi che corre. Empatia perché, purtroppo, quella dei metalli pesanti in zone di guerra è un argomento che conosco molto bene. Voglio cogliere questa occasione per mandare un grande abbraccio a Franco Di Mare e alla sua famiglia. Per quel che conta, sono loro molto vicino».
Lei ha diretto missioni in Iraq e Afghanistan, ha avuto modo di scoprire se alcuni suoi soldati si sono successivamente ammalati?
«Purtroppo sì. Alcuni si sono ammalati, altri sono morti. Un dolore atroce, per chi, come me, crede nel valore della Patria e della divisa».
Infatti esiste uno studio, patrocinato dal Ministero della Difesa (denominato Signum) che prende in esame un periodo di tempo piuttosto lungo, dal 2002 al 2011, nelle zone operative in Iraq proprio perché zona geografica dove era sicura la presenza in quantità rilevanti del metallo radioattivo. Le varie cause vinte contro il Ministero della Difesa dopo estenuanti processi dalle vittime dimostrano che la correlazione tra la presenza dei metalli pesanti e l'insorgere di gravi malattie, spesso mortali, esiste.
Quindi l'esercito italiano e il ministero della Difesa sapeva e ha mandato al massacro i nostri soldati lui risponde: «No, io non ho detto questo. È un argomento per me assai delicato sul quale non voglio andare oltre. Le dico solo che, nel 2019, ho presentato un esposto, sia per obbligo morale nei confronti dei miei soldati ma anche perché, nominato datore di lavoro, avevo l'obbligo di informare tutti i miei dipendenti dei rischi a cui andavano incontro e la potenziale esposizione alle particelle di uranio impoverito rientrava tra questi».
Abbiamo così trovato nel web la suddetta denuncia, all'interno della quale si può leggere che «il contenuto del presente esposto si ritiene tratti essenzialmente di condotte presumibilmente implicanti, gravi e ripetute omissioni nella tutela della salute e della sicurezza del contingente militare italiano, costituito da migliaia di militari impiegati in Iraq nel 2017-2018 e sottoposti, tra l’altro, all’esposizione all’uranio impoverito senza che alcuna informazione fosse fornita al riguardo e senza che alcuna mitigazione dei rischi fosse attuata. Discutibili e reiterati comportamenti tenuti circa l’applicazione delle normative e delle leggi antinfortunistiche e relative alla tutela della salute e della sicurezza in Teatro Operativo Iracheno. Atteggiamenti prevaricatori e vessanti nei confronti del Comandante del contingente italiano in Iraq». Un esposto che venne archiviato quattro anni più tardi, nel 2023, nello stupore, tra gli altri, di Domenico Leggiero, presidente dell'Osservatorio Militare.
Si è pentito delle sue dichiarazioni sui disabili?
«Assolutamente no, e le rispondo così per un semplice motivo. Non ho mai, nemmeno per sbaglio, parlato di classi separate per disabili. Ho semplicemente affermato, e lo ribadisco, che le persone con disabilità vanno seguite da specialisti e necessitano sia di personale specifico dedicato in supporto sia di strutture ad hoc dove ci si possa specificatamente prendere cura di loro e promuovere la migliore realizzazione possibile di queste persone . Non basta mettere tutti insieme per pensare il problema sia risolto. Serve cioè molta più attenzione di quella dedicata ai normodotati.
Che si tratti di una polemica strumentale è del tutto evidente».
Perché sono tutti contro di lei, Lega a parte?
«Perché rappresento un bersaglio, da quando ho pubblicato il mio libro sono stato strumentalmente attaccato da una certa stampa e da molti altri esponenti in vista e questa stessa pretestuosa e acerrima critica ha decretato il successo del manoscritto le cui vendite sfiorano ora le 300.000 copie. Frasi decontestualizzate, accuse infondate, polemiche sterili che, combinate con la mia determinazione a non fare alcun passo indietro in quanto convinto delle mie tesi mi hanno trasformato in un personaggio conosciuto e controverso. Un saggio nel quale ho messo per iscritto una serie di osservazioni dettate dal buon senso. Molte persone comuni, i cittadini sono dalla mia parte proprio perché sono consapevoli che quelle idee sono le stesse di una buona parte degli italiani».
Lei però non piace alla classe politica del nostro Paese. Perché?
«Forse perché sono un parvenu nel loro mondo, una persona che va dritto all'obiettivo e che non teme di dire ciò che pensa e questo, insieme alla mia popolarità è percepito come un pericolo».