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DiMartedì, “mio nonno fucilato dai partigiani”. La lezione di Barbero sul 25 aprile

Gabriele Imperiale
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Alessandro Barbero spegne ogni polemica e traccia la via. In pieno Scurati-gate e alla pre-vigilia del 25 Aprile, il medievalista e divulgatore invita tutti ad “andare un po' più in là” e fa la sua lectio magistralis sulla storia d’Italia dell’ultimo secolo. Ospite di Giovanni Floris e del suo Di Martedì su La 7, lo storico ha detto la sua. “Il problema di quella parte d’Italia che ha continuato a insegnare ai bambini in casa che la resistenza era fatta da criminali – esordisce Barbero – è che effettivamente tanti italiani hanno sofferto nella guerra partigiana. Tanti italiani si sono sentiti sconfitti. E questo è un dato di fatto”. 

 

 

Il professore dice anche altro: “In ogni guerra c'è chi vince e c'è chi è sconfitto. E ci sono guerre in cui non è così evidente chi sta dalla parte giusta e chi sta dalla parte sbagliata – spiega allo studio e poi rivolge un pensiero al tema che sta dividendo l’opinione pubblica e la politica – La tragedia dell'Italia è proprio questa difficoltà di andare al di là della propria memoria”. 

 

 

Poi lo storico rivela: “Anche io ho avuto due nonni che erano fascisti, e uno è stato fucilato dai partigiani. Però con tutto il dolore che la mia famiglia ha provato e forse perché faccio lo storico e so che la memoria non basta – perché ognuno ha la sua – bisogna andare un po’ più in là e arrivare poi alla Storia”. Barbero chiosa il suo intervento spiegando il suo pensiero: “Che vuol dire.. io capisco il tuo punto di vista però anche tu non puoi restare chiuso dentro a questa cosa”. Andare un po' più in là, andare avanti, quindi: Barbero ha tracciato la via.

 

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