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Aborto, Feltri e la vera censura della sinistra: “Criminalizzano chi la pensa diversamente”
Vittorio Feltri dice la sua sulla questione aborto. “Mi rendo conto che sto per dire parole molto forti, lungi da me giudicare storie e persone, semmai il principio. Stiamo scambiando un delitto per un diritto”, sono state queste le parole della vicedirettrice del Tg1, Incoronata Boccia, pronunciate nel corso della trasmissione "Che sarà", su Rai 3, condotta da Serena Bortone, a scatenare un aspro dibattito. In cui si inserisce anche il direttore editoriale de Il Giornale: “Nessuno sta valutando di tornare indietro e di annullare il riconoscimento del diritto della donna di interrompere la gravidanza quando questa è non desiderata. Si tratta di una conquista giuridica fondamentale. La scelta di abortire è una scelta sacrosanta che spetta alla donna e che ciascuno di noi è tenuto a rispettare a prescindere dal suo orientamento religioso o ideologico. Tuttavia, sia concesso a chiunque di dire la propria, ossia di dichiararsi contrario all’aborto. Nessuno di noi può essere criminalizzato per le sue opinioni, nemmeno quantunque uno di noi dichiari che uccidere un embrione è un abominio”.
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“Di aborto - sottolinea ancora Feltri - si discute periodicamente e sempre se ne discute male. Riteniamo che sia un diritto della donna quello di spezzare la gravidanza, ma non specifichiamo mai che questa decisione, pure quando è consapevole e libera, comporta spiacevolissime conseguenze. E questo è il motivo per il quale il vocabolo ‘diritto’, per quanto sia corretto, mi suona sgradevole, allorché si tratta di aborto. Mi chiedo, possiamo definire ‘diritto’ qualcosa che distrugge chi quel diritto lo esercita? Sono convinto che occorra fare di tutto per diminuire il numero di aborti in quanto dietro ognuno di questi c’è una donna, una ragazza, una madre in nuce o anche compiuta, una storia di sofferenza, di dolore, di rinuncia, una ferita che, in fondo, accompagnerà a vita coloro che intraprendono questa strada. E mi rammarica che queste donne vengano sempre giudicate, etichettate, considerate insensibili, fredde, incapaci di essere materne”.
Il giornalista indica una strada per ridurre questo tipo di situazioni: “Sarebbe auspicabile, nell’era in cui i profilattici vengono venduti ovunque in cui è possibile assumere farmaci anticoncezionali o anche la famosa ‘pillola del giorno dopo’, che il rischio di incorrere in gravidanze non volute venisse abbassato drasticamente. E questo può avvenire solamente puntando alla diffusione di una educazione sessuale e allo sviluppo di un senso di responsabilità e di amore della donna verso se stessa, che è padrona del suo corpo non solo quando abortisce ma anche nell’atto che precede l’aborto, ossia quello del concepimento. Per abbassare la quota di aborti e salvaguardare così le donne, serve innanzitutto che queste ultime sappiano che l’aborto rappresenta un trauma e una ferita e che, per evitare di incappare in gravidanze non bramate, è necessario adoperare metodi anticoncezionali di sicura efficacia e pretendere che vengano utilizzati dall’altro”. “La parola chiave, ancora una volta, è ‘responsabilizzazione’”, la frase conclusiva del pezzo di Feltri.