Romano Prodi molla Elly Schlein: "Ferita per la democrazia", il Pd va in tilt
Elly Schlein perde uno sponsor pesante nel giorno in cui annuncia che correrà come capolista nella circoscrizione Centro e nelle Isole alle prossime europee. Non solo: il nome della segretaria potrebbe comparire nel simbolo del Pd. Un’idea, questa, emersa durante la riunione della segreteria che si è svolta prima della direzione nazionale. E che sta sollevano malumori e proteste nella galassia dem che vede questa mossa - che ha un solo precedente, risalente all'era di Walter Veltroni - come una svolta leaderista. "Quel che sta succedendo dimostra proprio che non mi dà retta nessuno", ha detto l’ex presidente del Consiglio, Romano Prodi, intervenuto a Napoli a La Repubblica delle Idee, dove ha commentato la candidatura di Schlein. "Ragioniamo con un po' di buonsenso, perché dobbiamo dare un voto a una persona che, se vince, di sicuro non ci va" in Europa, afferma il Professore, oracolo della sinistra dem.
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"Queste sono ferite della democrazia, si scava un fosso per cui la democrazia non è più amata. Ho detto solo questo" ha continuato Prodi, il quale spiega che il ragionamento riguarda anche Giorgia Meloni e Antonio Tajani, "tutti", ma il messaggio è per forza di cose rivolto a Schlein: "Non è questo il modo di sostenere che la democrazia è un sistema al servizio del popolo", ha concluso Prodi.
Anche Schlein con il nome nel simbolo: il Pd diventa leaderista ma non può dirlo
Il fondatore dell'Ulivo partendo dal caso di Antonio Scurati e del monologo saltato in Rai, non poteva che attaccare il governo: "Viviamo in un regime? Ci sono dei segnali molto preoccupanti. È un atteggiamento antidemocratico, il controllo dei media in questo modo non è certo secondo le tradizioni che abbiamo. Poi non lo so se rimarrà un episodio isolato o meno". E ancora: "Certo che sono preoccupato - rimarca l’ex premier - ho letto quello che avrebbe detto Scurati e il fatto che sia stato censurato mi ha preoccupato moltissimo e mi preoccupa moltissimo", afferma anche se è abbastanza chiaro che di censura non si è trattato, ma tant'è.