Scurati, lo strafalcione del premio Strega: "Posizione vittimaria", cosa vuol dire davvero
Davanti alla folla osannante de "La Repubblica delle idee", la kermesse del quotidiano che più lo ha difeso nella polemica strumentale sulla (inesistente) censura di Tele-Meloni, Antonio Scurati si lancia in un discorso accorato ma cade - ironia della sorte per uno scrittore vincitore del Premio Strega - in uno scivolone lessicale. "Io non ho mai gridato al lupo, dicendo ’stanno tornando fascisti e squadristi, perché ho studiato e raccontato a lungo il fascismo storico di 100 anni fa per fare queste previsioni estremistiche e avventate, ma devo dire che questo tipo di aggressione è una forma di violenza", arringa l'autore di "M. Il figlio del secolo" commentando le polemiche suscitate dal caso del monologo saltato nella trasmissione Rai Chesarà e il post che ha dedicato alla vicenda la premier Giorgia Meloni.
Repubblica prima inventa il caso Scurati e poi fa finta di difendere Bortone
"Un privato cittadino si sente sottoposto a un peso che è schiacciante - aggiunge - mi ha dato fastidio il fatto che un post della presidente del Consiglio mi ha costretto a una replica, che mi mette in una posizione vittimaria, posizione che non voglio assumere, ma siccome c’erano delle falsità incontrovertibili sul piano fattuale, ho dovuto replicare. Ma non voglio fare la vittima", sono le parole pronunciate da Scurati.
Il caso Scurati riaccende la polemica. Tajani: "Nessun rigurgito fascista"
Insomma, "io non voglio fare o essere una vittima. Il problema è che certi interventi ti spingono in una posizione vittimaria", afferma lo scrittore. Ma cosa vuol dire l'aggettivo "vittimario"? La Treccani e il dizionario Garzanti, semplicemente, non lo riportano. Riportano invece il sostantivo a cui sembra riferirsi Scurati, vittimario, ossia "il nome generico che si dava in Roma al personale subalterno addetto all'azione sacrificale e che era costituito dai popae e dai cultrarii", è la definizione della Treccani, analoga a quella del dizionario Garzanti. Insomma, i "vittimari" erano le persone preposte a condurre l'animale sul luogo del sacrificio, a compiere materialmente la mattanza e a estrarre le viscere dalla carcassa, che poi venivano esaminate dagli aurispici. Insomma, tutto il contrario rispetto a quanto si evince dal discorso di Scurati, che sembra riferirsi al ruolo di vittima. Mentre la "posizione vittimaria" è quella del carnefice...