In altre parole, Gramellini non si tiene contro Meloni e la Rai: "Cortigiani"
Il monologo di Antonio Scurati che ha scatenato le polemiche non è andato su Rai1, ma su La7. Lo hanno letto a "In altre parole" Massimo Gramellini e Roberto Vecchioni in apertura della trasmissione, anche perché lo stesso scrittore autore di "M. Il figlio del secolo" ha deciso di non essere sul palco, malgrado l’invito ricevuto dal giornalista. I due hanno recitato con trasporto il testo che. tra l'altro, è stato riportato integralmente dalla premier Giorgia Meloni in un post in cui smonta pezzo per pezzo le accuse di censura della "Rai meloniana".
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"La sinistra grida al regime, la Rai risponde di essersi semplicemente rifiutata di pagare 1800 euro (lo stipendio mensile di molti dipendenti) per un minuto di monologo", afferma. "Non so quale sia la verità, ma pubblico tranquillamente io il testo del monologo (che spero di non dover pagare) per due ragioni". La prima è "perché chi è sempre stato ostracizzato e censurato dal servizio pubblico non chiederà mai la censura di nessuno. Neanche di chi pensa che si debba pagare la propria propaganda contro il governo con i soldi dei cittadini". La seconda ragione è "perché gli italiani possano giudicarne liberamente il contenuto. Buona lettura", conclude la premier che poi incolla in calce al post il testo integrale del monologo finito al centro delle polemiche.
Al post di Meloni dedica un passaggio lo stesso Gramellini, più tardi, mentre intervista Achille Occhetto, il segretario della trasformazione del Partito comunista in Pds. Come detto la stessa Meloni ha pubblicato il testo oggetto della presunta censura, un controsenso. "I cortigiani spesso sono peggio dei padroni perché c'è un eccesso di zelo", afferma il giornalista. Peccato che di censura non si è trattato. I documenti della Rai dimostrano che il monologo era in programma a titolo gratuito, in seguito le pretese economiche dell'autore - a cui la stessa premier fa riferimento nel suo post - hanno provocato l'annullamento dell'ospitata. "Da alcune ore il mondo della cultura si sta mobilitando" per diffondere il monologo di Scurati, aveva detto Gramellini in precedenza, "noi abbiamo aderito all'iniziativa anche per dimostrare la natura fondamentale stupida di ogni censura il cui unico effetto è sempre quello di moltiplicare, per fortuna, gli antidoti". In seguito l'editorialista del Corriere ha mostrato il documento interno del servizio pubblico di cui ha scritto Repubblica e "che smentisce la Rai", scrive il quotidiano. La nota parla di "annullamento per motivi editoriali", e tanto basta a certificare la censura. Peccato che si tratta di una dicitura standard che vale anche e soprattutto per mancati accordi economici, come ribadito - anche nel merito del contratto di Scurati - da una qualificata fonte Rai a Il Tempo. Ma la narrazione della censura ormai è partita...