Tagadà, il generale Capitini spiazza tutti: "Tirata poca roba...", il vero obiettivo dell'Iran
L'attacco dell'Iran a Israele ha tenuto il mondo con il fiato sospeso per due giorni ma è stato più "politico che militare". Ad analizzare la situazione geopolitica in Medio Oriente è il generale Paolo Capitini, docente di Storia militare alla Scuola Sottufficiali dell’Esercito. La pioggia di droni e missili decisa da Teheran "va decriptata sotto tanti punti di vista", spiega l'alto ufficiale, "perché ha messo in evidenza molte cose". Innanzitutto "ha fatto emergere le due grandi alleanze" dietro a questo conflitto. Per decenni Israele ha ribadito di essere "solo contro il mondo", ricorda Capitini nel corso di Tagadà, la trasmissione condotta da Tiziana Panella su La7, ma "scopriamo adesso che a parte gli alleati storici come gli Stati Uniti e la Gran Bretagna" Tel Aviv può contare su Giordania, Egitto e sui Paesi del Golfo Persico che sulla scia degli accordi di Abramo "stanno pensando di dire che, in cambio di sicurezza, armi e tecnologia, sono disposti ad avere un atteggiamento più morbido verso Israele".
L'ipocrisia dei pacifisti che "benedicono" l'attacco a Israele
Dall'altra parte c'è il gruppo che sostiene Teheran: "Se tu sei il capo di una coalizione di grande importanza o credi di esserlo, ogni tanto devi scendere in campo tu ed è quello che ha fatto l'Iran", che ha dovuto attaccare in prima persona senza lasciare l'iniziativa ai gruppi come Houthi e Hezbollh. Per questo, sottolinea il generale, è stata "un'azione assolutamente politica e poco militare, perché gli israeliani sanno benissimo che gli hanno tirato addosso poca roba".
Difesa eccezionale ma costo esorbitante: quanto ha speso Israele per non soccombere
Per esempio, Hamas il 7 ottobre con tecnologie più rudimentali ha inferto danni infinitamente maggiori. È come se l'Iran avesse messo Israele nelle condizioni di "non uscirne male", sottolinea l'esperto di strategia militare. E ora Tel Aviv può rivendicare "politicamente come una vittoria gli abbattimenti" di droni e missili". Insomma, una partita politica che coinvolge tutta la regione mediorientale e gli alleati storici dei paesi direttamente interessati.